martedì 22 novembre 2011

Spilimbergo, al Miotto "Io sono Li". Inquietudine e determinazione di una madre cinese nell’Italia immobile della Laguna

Marzia Gandolfi    
Locandina Io sono Li
Shun Li confeziona quaranta camicie al giorno per pagare 
il debito e i documenti che le permetteranno di riabbracciare 
suo figlio. Impiegata presso un laboratorio tessile, 
viene trasferita dalla periferia di Roma a Chioggia, città 
lagunare sospesa tra Venezia e Ferrara. Barista d
ell'osteria ‘Paradiso', Shun Li impara l'italiano e gli italiani. 
Malinconica e piena di grazia trova amicizia e solidarietà in 
Bepi, un pescatore slavo da trent'anni a bagno nella 
Laguna. 
Poeta e gentiluomo, Bepi è profondamente commosso dalla 
sensibilità della donna di cui avverte lo struggimento per 
quel figlio e quella sua terra lontana. La loro intesa non 
sfugge agli sguardi limitati della provincia e delle 
rispettive comunità, mettendo bruscamente fine alla sentimentale corrispondenza. 
Separati loro malgrado, troveranno diversi destini ma parleranno per sempre la 
stessa lingua. Quella dell'amore.
Per quelli che ‘fanno il cinema a Roma' e per cui un veneziano vale un triestino, il 
Veneto è un set popolato da improbabili abitanti che si limita a fare da sfondo a 
storie italiane altrettanto improbabili. Serviva evidentemente un po' di sangue di 
quella terra per raccontarne la sorprendente bellezza e per far crescere un film 
preciso nell'ambientazione e credibile nelle emozioni lambite ‘ogni sei ore' 
dalla Laguna. Partendo da un luogo esistente, ‘provocato', smontato e ricomposto 
attraverso l'osservazione soggettiva di un'immigrata, Andrea Segre lo mostra nelle 
concrete trasformazioni stagionali e nelle più sottili conversioni sociali. Contro gli 
stranieri impersonali e posticci di Patierno e le sue ‘cose dell'altro mondo', il 
documentarista veneto ribadisce quelle di questo mondo e di questa Italia in rapporto 
dialettico, ostile o conciliato, con l'altro da sé. Un altro che è persona e mai personaggio.
Io sono Li è un'architettura delle posizioni relative tra le figure in campo, al cui 
centro si colloca la protagonista di Zhao Tao, centrata in ogni dove e concentrata 
su un proponimento che ha il volto di un bambino di otto anni. Come satelliti le 
gravitano intorno pescatori cauti e imprenditori (cinesi) rapaci che non la spostano 
da ‘Li', che è insieme identità, punto, momento e baricentro. Dopo i documentari 
terra) e congiuntamente alla ricerca sociale, Segre debutta nel cinema a soggetto, 
sposando sentimenti affettivi e sociali con una limpidezza di esposizione che 
non riesce sempre a scongiurare l'inciampo didascalico. Di fatto, pur romanzando 
con sensibilità la realtà, il film non è in grado di rimettere in gioco la finzione con 
la verità, incorrendo troppe volte in formule da dibattito. Meglio sarebbe stato 
lasciarsi cullare dalle perifrasi dei sentimenti, così magnificamente comprese 
nell'interpretazione implosa di Zhao Tao e in quella lirica di Rade Šerbedžija. 
Portatore sano della condizione umana di straniero lui, portatrice pudica lei del cinema 
poetico e reale di Zhangke, del cambiamento epocale della Cina e dell'incanto a cui 
rinuncia per cambiare anima.


Mercoledì 23 novembre - ore 21:00

Appuntamento al Cinema
Cinema Teatro Miotto
"IO SONO LI" di Andrea Segre
  • Interi: 6,00 €
  • Ridotti: 4,00 €
A cura de:  Il Circolo




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