giovedì 10 novembre 2011
Benigni, gli italiani hanno inventato le banche. "Ora et labora" ed abbiamo salvato la cultura. Giotto l'artista, Boccaccio l'intelletuale.
Bruxelles, 9 nov. (Adnkronos) - Benigni-show al Parlamento europeo. Nonostante l'incidente subito nei giorni scorsi, che lo costringe a muoversi con le stampelle, l'attore toscano si presenta a Bruxelles per partecipare a un evento nell'ambito delle celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia dedicato alla lingua italiana. "Viva l'Italia" dice Benigni in italiano, francese e fiammingo, prima di scusarsi per l'ingessatura al piede sinistro. "Mi è venuto addosso una persona in Italia che ha deciso di fare un passo indietro -scherza, riferendosi alle dimissioni di Silvio Berlusconi- mi avevano detto di stare tranquillo, non si muove, non lo fa...". "Non è vero, sono caduto", sembra tornare serio, salvo tornare alla battuta: "In Italia è un periodo in cui cadono molte persone". Poi, rivolto al pubblico, Benigni chiede: "Non vedo il presidente del Consiglio, non è che è successo qualcosa? L'ultima frase che ho sentito dire in Italia è 'la maggioranza è solida'".
L'attore toscano cita quindi "lo strepitoso modello belga", quello di un Paese senza governo da quasi un anno e mezzo. "In 15 mesi tutto è andato su, i belgi hanno tutte le fortune, noi invece il governo ce lo abbiamo". Nell'emiciclo del Parlamento europeo domanda ancora: "Non è che c'è qualche traditore tra di voi, qualcuno che è andato in bagno, tra i traditori c'è anche il Manneken pis?" (la statua simbolo di Bruxelles che ritrae un bambino che fa pipì).
Conclusi i riferimenti alla crisi politica italiana, Benigni si fa serio e dice: "Non vedo l'ora di tornare nel mio Paese, che è il Paese della resurrezione, del miracolo permanente. E' un momento straordinario per l'Italia perché la speranza si manifesta nella disperazione compiuta, ma è un Paese sanissimo, meravigliosamente sano, quante ne abbiamo passate". E giù a citare tutte le eccellenze, le invenzioni, gli artisti, Dante il primo fra tutti di cui legge il 26esimo Canto dell'Inferno, quello citato da Primo Levi in 'Se questo è un uomo'.
Tra la lettura delle terzine e le loro parafrasi, le continue rievocazioni sulla grandezza della nazione italiana, della sua cultura e della sua lingua, Benigni infarcisce la sua 'lectura Dantis' di richiami all'attualità. Come quando ricorda che sono gli italiani "a inventare la parola banca, hanno prestato a tutta Europa e adesso noi abbiamo il debito...". E poi, citando una terzina in cui parla dei greci, ricorda "il debito immenso che abbiamo" nei confronti di quella civiltà. Per ripargarlo, aiutandoli in questo momento di difficoltà, propone: "Vorrei che ogni giorno dessimo un euro per il pensiero, la filosofia e la logica" che abbiamo ereditato. Infine, l'attore premio Oscar si alza in piedi con difficoltà e declama, d'un fiato ed emozionato, il 26° canto dell'Inferno dedicato ad Ulisse.
Al termine, a Bruxelles, è una standing ovation per colui che Giuliano amato, presente all'evento su 'La lingua italiana come fattore di identità nazionale', ritiene sia la persona che "ha contribuito di più, insieme al Presidente Giorgio Napolitano, a diffondere il nostro senso nazionale".
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