Esce il volume che raccoglie gli articoli del grande giornalista scomparso a luglio. Ezio Mauro: "Il suo metodo prevedeva al primo punto la passione". Eugenio Scalfari: "Ha affrontato i temi che sono l'ossatura nascosta del Paese"
di ATTILIO BOLZONISONO CRONACHE che raccontano l'Italia. E che raccontano lui, dentro i fatti per quasi trent'anni. Sempre lì, sempre un passo avanti agli altri per capire e per scoprire. Passione, ingegno, rigore, metodo, voglia di libertà. C'è tutto lo straordinario giornalismo di Giuseppe D'Avanzo in questo libro che spiega un quarto di secolo del nostro Paese ma che svela anche l'uomo che ha descritto e decifrato quegli avvenimenti, il suo carattere, i suoi slanci, la sua lealtà. Sono passati poco più di tre mesi dalla scomparsa - Peppe se n'è andato il 30 di luglio - e oggi una nuova edizione di Inchiesta sul Potere sarà in libreria proprio a pochi giorni dalla caduta di Silvio Berlusconi. E' sicuramente un caso. Ma è uno di quei casi che mettono i brividi per il ricordo che in tantissimi abbiamo di lui, lui che più di chiunque altro si è consumato - spesso in solitudine - per denunciare le trame del Cavaliere e smascherarle.
Il bando Borsa di studio Giuseppe D'Avanzo 1
Il volume dopo due edizioni presentate ed esaurite in edicola la scorsa estate, finisce ora sugli scaffali delle librerie italiane (con i proventi, saranno finanziate quattro borse di studio per neolaureati delle scuole di giornalismo che si siano dedicati al lavoro di inchiesta e che svolgeranno un tirocinio nella redazione di Repubblica) con cinquanta pagine in più e una forma che ripercorre pienamente il percorso di Giuseppe D'Avanzo. Da quando, giovanissimo, ha iniziato a fare il reporter nella sua Napoli - siamo nei primi Anni Ottanta - fino agli ultimi "pezzi" su Silvio Berlusconi e le sue bugie. Proprio al capitolo su "Noemi e le dieci domande", nell'introduzione è stato aggiunto un significativo aggiornamento: sono stralci della sentenza di assoluzione - è del settembre 2011 - dopo la richiesta di risarcimento danni avanzata dal capo del governo per l'articolo che conteneva le domande e la successiva campagna del giornale. Premiato ad Harvard e portato in Tribunale da Berlusconi, il j'accuse di D'Avanzo inchiodava il premier alle proprie responsabilità. La motivazione dei giudici di Roma: "Le dieci domande costituiscono legittimo esercizio del diritto di critica e lecita manifestazione della libertà di pensiero e di opinione garantita dall'art. 21 della Costituzione".
Chiara la motivazione come chiare sono sempre state le analisi e i "ragionamenti" del giornalista sul potere e sui suoi abusi. Un unico filo conduttore dalla stagione di Tangentopoli ai servizi di sicurezza che "fabbricano paure", dai segreti di Gladio a quelli del rapimento di Abu Omar, dal Nigergate alle "favole" dei 106 processi ("Erano sedici, solo sedici", scriveva precisando quante volte era diventato un imputato e quante volte si era salvato solo grazie alla prescrizione) contro un Silvio Berlusconi "perseguitato da pubblici ministeri e giudici comunisti". Testimone oculare e raccontatore di talento, il giornalista di Repubblica ha attraversato l'Italia degli scandali e del malaffare ricostruendo tutto quello che altri non dicevano o addirittura negavano. Scoop. Notizie esclusive che hanno fatto il giro del mondo.
Nella nuova edizione di Inchiesta sul potere - in copertina i suoi taccuini e all'interno le introduzioni dei suoi due direttori, Eugenio Scalfari ed Ezio Mauro, insieme a un contributo di Roberto Saviano, - c'è il giornalista splendido e completo che abbiamo conosciuto in questi ultimi anni ma c'è anche il cronista coraggioso di tanto tempo fa, quando ha cominciato a innamorarsi del suo mestiere in una città difficile e lacerata. Corrispondenze da una Napoli violenta. Nel volume è entrato anche quell'articolo che costò a Giuseppe D'Avanzo un Natale a Caricola, rinchiuso nei bracci di un carcere. Una delle sue prime inchieste. Come sempre, anche quella volta aveva centrato il bersaglio. Era il 20 dicembre del 1985 e scriveva di camorristi e terroristi neri che, già allora, camminavano insieme per piazzare bombe e seminare terrore in Italia. Un passo sempre avanti.
Era il suo orgoglio e il suo tormento. Un passo sempre avanti che a, volte, significava anche isolamento. Per avere scritto verità scomode. Per averle scritte soltanto lui. Questo libro è un'opera alla memoria e all'onore di un giornalista che non è stato solo amico di pochi ma - come ci hanno ricordato alcuni giorni fa sui blog, nell'ora delle dimissioni del Cavaliere - è stato soprattutto un amico dei suoi lettori. Quelli che ha portato in giro con i suoi reportage da un capo all'altro della Penisola, quelli che con lui si sono addentrati nei misteri di mafia siciliani, quelli che ha preso per mano e accompagnato nei labirinti del Palazzo. Tutta la sua vita da giornalista è stata un'Inchiesta sul Potere.
la Repubblica
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