venerdì 25 novembre 2011

Trieste, se hai la tessera CGIL non puoi lavorare

«Hai la tessera della Fiom-Cgil? Niente da fare, non puoi lavorare con noi». Pensavano di aver capito male i lavoratori bengalesi della Sea Work srl rimasti in strada dopo lo stop imposto dalla magistratura alla ditta “chiusa” e messa sotto inchiesta per sfruttamento del lavoro e caporalato con tanto di misure cautelari per i titolari (l’imprenditore Pasquale Commentale e suo padre, Angelo, per cui è stato deciso l’obligo di dimora). Ma non era affatto così: a gruppi sono stati richiamati dalle ditte dell’indotto che hanno assorbito l’appalto della Sea Work per lavori di coibentazione nello stabilimento Fincantieri di Panzano ed erano in cerca di manodopera. E a tutti, sono una quarantina, è stata data la stessa risposta: lavoro solo a chi è senza tessera Cgil. E ieri hanno voluto tutti e quaranta incontrare un giornalista del Piccolo per raccontare quanto sta accadendo e per annunciare che stavano andando alla Cgil a fare la denuncia e capire come si chiuderà la vicenda della Sea Work che «deve a loro ancora tanti soldi». Parlano a stento l’italiano e per questo hanno portato l’interprete. Raccontano dei torti subiti, spiegano che vogliono lavorare ed essere pagati per quanto hanno fatto.
Ribadiscono che la vicenda Sea Work «è soltanto la punta dell’iceberg» nel mondo del subappalto. C’è in realtà un’altra grande ditta che ha in mano l’appalto di coibentazione per Fincantieri e che a sua volta ha subappaltato ad altre aziende più piccole. Tra queste c’era la Sea Work: la magistratura l’ha chiusa, le altre si sono spartite il lavoro, ma hanno preferito prendere altri lavoratori, non quelli rimasti in strada considerati “appestati”. Colpevoli di avere in tasca la tessera del sindacato.
La Sea Work, raccontano a turno i lavoratori, è in credito di molti soldi, almeno 180 mila euro per lavori fatti e non pagati e molti devono essere dati ai lavoratori. Le loro storie sembrano appartenere ad un’altra realtà. La ditta ha chiuso in ottobre e mancano all’appello le buste paga di settembre e ottobre. E chiamarle anche buste paga è un eufemismo. C’è chi aspetta 2 mila euro, chi 5 o 6 mila. Tutte paghe globali, di sindacale non c’è nulla.
«Ho lavorato 290 ore - racconta uno dei più giovani, arrabbiato - me ne hanno riconosciute soltano 100. Io speravo in un lavoro, ho pagato 1000 euro per ottenerlo, mi avevano promesso un posto fisso e invece era solo a tempo e mi hanno derubato». 4,50 euro l’ora, per 100 ore sono 450 euro, per 200 sono 900. Questa è la paga globale (la paga sindacale sarebbe il doppio) dove c’è un foglio dove sono riportate ferie, rimborsi, contributi, ma è tutto fittizio. «Abbiamo detto che le ore lavorate sono molte di più, abbiamo spiegato che siamo entrati nei cancelli, sono stati timbrati i tesserini - racconta un altro - ma ci hanno risposto che a loro non risulta, non dovevamo entrare per lavorare, e che in realtà siamo andati in cantiere solo a trovare gli amici».
La Fiom-Cgil sta facendo dei controlli, ieri sera i bengalesi sono tornati al sindacato per capire come sta andando la vertenza. Dai calcoli sommari che sono stati fatti mancano all’appello oltre 100 mila euro di stipendi. Sono impauriti: «Alcuni nostri amici ci hanno fatto saprere che altri 7 lavoratori, in altre ditte, sono stati licenziati perchè sono della Cgil. Non vogliono che ci facciamo controllare le buste paga».
Durissimo il commento del segretario provinciale della Fiom, Thomas Casotto: «Condanniamo fermamente l’episodio. È il sintomo che negli appalti Fincantieri ci sono problemi seri di legalità. Mancano buste paga, mancano ore lavorate, mancano straordinari. Ci sono delle responsabilità perchè non sono stati fatti puntuali controlli. Abbiamo già sentito i nostri legali su cosa fare per impedire questa discriminazione. Bisogna uscire dalla paga globale ed entrare in quella sindacale. La situazione non è più tollerabile».
Il Piccolo


Lavoro, Fiat Termini Imerese chiude. FIOM: Marchionne come lo "Zio Sam"

Nessun commento:

Posta un commento