venerdì 25 novembre 2011

Lavoro, Fiat Termini Imerese chiude. FIOM: Marchionne come lo "Zio Sam"

Venerdì 25 novembre 2011, ore 17,33
Termini Imerese, Passera convoca le parti

Termini Imerese, Passera convoca le parti

Operai: "Cancelli bloccati fino a mercoledì" - foto

Vertice al ministero. La Fiat, secondo alcune fonti, sarebbe disponibile a mettere le risorse che mancavano per la mobilità incentivata. Ieri la chiusura definitiva dell'impianto siciliano e i picchetti per non fare uscire dalla fabbrica le ultime Ypsilon/ Video



Venerdì 25 novembre 2011, ore 8,53
Lo stabilimento sorse nel 1970 nel territorio comunale di Termini Imerese grazie ad un consistente contributo della Regione Siciliana erogato al gruppo Fiat per ottenerne la localizzazione nel territorio; venne allo scopo creata la Sicilfiat una società a partecipazione regionale di cui la Fiat deteneva il pacchetto di maggioranza con il 60% delle azioni. Nel 1977 quest'ultima acquisì la totalità delle azioni per cui lo stabilimento divenne uno dei tanti del gruppo con una forza lavoro di circa 1500 addetti. Negli anni ottanta questa è salita fino a quota 3200 addetti scendendo poi dagli anni novanta fino ai 1900 attuali in seguito alle successive riorganizzazioni della forza-lavoro.
Ha prodotto nel tempo e successivamente la Nuova 500, la 126, la Panda, la Punto e in ultimo la Lancia Ypsilon. Nonostante la riconosciuta qualità produttiva  è inserito tra gli stabilimenti da chiudere secondo il piano approntato dall'amministratore delegato del gruppo, Sergio Marchionne. Tante le ipotesi sul salvataggio dell'importante struttura che tuttavia restano ancora prive di riscontri oggettivi. (Wikipedia)

Termini, l'ultimo turno degli operai Fiat

Termini Imerese, ore 14: è l'ultimo cambio di turno alla Fiat. Gli operai che hanno finito di lavorare escono dallo stabilimento, con in mano i pochi effetti personali che erano custoditi negli armadietti. "Siamo rimasti senza lavoro e senza futuro. Una cosa drammatica che non potevamo immaginare". Rabbia e sconforto anche negli operai dell'indotto. "Ci rimangono le tute blu" (Servizio di Daniela Tornatore, riprese e montaggio di Salvo Militello)







Termini Imerese chiude, ma "l'accordo per la riconversione dello stabilimento non è stato ad oggi firmato", sottolinea Maurizio Landini della Fiom, che diffonde il contratto di Pomigliano dove troneggia emblematicamente Sergio Marchionne nelle vesti dello "Zio Sam".


Il neo ministro del Lavoro Elsa Fornero, parlando all'assemblea della Cna, oltre a spiegare che la riforma delle pensioni "è stata largamente già fatta ma i tempi possono essere ulteriormente accelerati" (leggi - ), spiega i principi fondamentali del governo Monti e del suo Ministero, che si basano, afferma, sulle parole chiave "rigore ed equità". Il rigore, per la Fornero, sarebbe "necessario per sanare lo squilibrio economico e finanziario che il resto del mondo ha dimostrato di non tollerare chiedendoci un rientro dal debito in tempi rapidi", mentre l'equità "implicherà che i sacrifici imposti siano equilibrari in funzione della capacità di sopportazione dei singoli" perché, promette, "non possono essere sempre i più deboli, non solo per reddito, a sopportare i maggiori sacrifici".
E tra "i più deboli" rientrano anche i lavoratori dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, che da oggi "saranno in Cassa integrazione fino al 31 dicembre, data in cui il Lingotto lascerà definitivamente la Sicilia", visto che "dopo 40 anni di produzione dell'azienda automobilistica torinese, il 24 novembre, termina la produzione con l'ultima Lancia Y che uscirà dalla catena di montaggio dello stabilimento siciliano", come ricorda in una nota la CGIL. La Fornero assicura che "il governo segue con molta attenzione" la questione di Termini Imerese, spiegando che "le medie e le grandi imprese non possono abbandonare il Paese", specificando che "pur nell'autonomia delle parti, il governo è pronto a offrire un contributo costruttivo, se richiesto, alla composizione della vicenda". Nel frattempo, però, "l'accordo per la riconversione dello stabilimento di Termini Imerese non è stato ad oggi firmato", come specifica il Segretario Generale della FIOM CGIL, Maurizio Landini, e questo perché, denuncia, "la FIAT non l'ha permesso". Landini annuncia, quindi, che ha avuto "inizio un presidio permanente che non consentirà di fare uscire le auto dallo stabilimento, fino a quando non ci sarà un accordo", invitando la Fiat ad assumersi "fino in fondo le proprie responsabilità" e favorire infine "la possibilità di una soluzione della vertenza".
Come spiega in una nota la Fiom CGIL, "i nodi più complicati da sciogliere nella trattativa sono quelli della mobilità e dell'accompagnamento alla pensione per i lavoratori di Termini Imerese", tanto che Landini giudica "un atteggiamento arrogante e non accettabile" quello della Fiat "di non voler applicare per i lavoratori di Termini Imerese, lo schema di incentivi alla pensione sempre utilizzato in tutti gli stabilimenti". In quest'ultimo periodo vi sono stati diversi incontri per concludere il passaggio di proprietà tra FIAT e Dr Motors, azienda che acquisirà lo stabilimento di Termini Imerese, ma il MISE ha rinviato al 30 novembre la discussione sulla questione della mobilità. Il 29 novembre, invece, la Fiat incontrerà a Torino i sindacati, appuntamento però fissato in seguito all'annuncio, da parte dell'azienda, di recedere dal 1 gennaio 2012 da tutti gli accordi sindacali e quindi dal Contratto nazionale dei metalmeccanici. Un problema, questo, che il ministro del Lavoro Elsa Fornero non ha ancora sollevato. La sua prima dichiarazione fu semplicemente spiegare che questa "è una questione delicata che va trattata con grande attenzione" (leggi - Marchionne: stop contrattazione aziendale obsoleta. Cioè meno diritti? - http://is.gd/J3qexo), mentre durante l'assemblea della Cna sembra collegarsi alla vicenda affermando solo che "il governo segue con moltissima attenzione il caso Fiat nella convinzione che le parti condividano" l'approccio che va "all'insegna dei principi di rigore, equità e crescita".
Il fatto però che la Fornero prometta che da qui in avanti "si potranno rimuovere e attenuare i lacci e lacciuoli che hanno impedito al Paese di crescere" alimenta in qualcuno il dubbio che forse l'idea della Fiat di estendere a tutti gli stabilimenti il contratto di Pomigliano (leggi "Fiat estende contratto Pomigliano, e applica art 8. FIOM sarà esclusa" - http://is.gd/NS05Zn) non sarà troppo osteggiata dal governo Monti. La Fiom continua decisa la sua battaglia, tanto da diffondere un "opuscolo" dove troneggia emblematicamente un Sergio Marchionne nelle vesti dello "Zio Sam" che, indicando ognuno di noi, annuncia: "Adesso tocca a te!" (PDF da scaricare al link http://is.gd/lXeYHr). Nell'opuscolo viene riprodotto integralmente l'accordo del 29 dicembre 2010 (Pomigliano 2), in maniera tale che tutti possano prenderne visione e giudicarlo, senza intermediazioni a volte anche faziose. La Fiom ritiene che sarà infatti questo accordo ad essere applicato come contratto di primo livello al posto del contratto nazionale in tutti i siti Fiat, sottolineando che "i cambiamenti in negativo previsti nell'accordo sulle condizioni di lavoro e sui diritti dei lavoratori, sono di una radicalità tale che è opportuno che i diretti interessati sappiano cosa è stato firmato in modo non filtrato da alcun tipo di sintesi".


USCENDO dalla fabbrica gli operai dicono tutti la stessa cosa. Sono incazzati, delusi, traditi. “Sergio Marchionne non può pensare a stare bene solo lui”, dice un anziano. Incalza un altro prepensionabile: “Abbiamo consumato la nostra vita là dentro, e dopo quarant’anni ci salutano con un calcio nel sedere”. Un operaio leggermente più giovane si abbandona al lessico dell’onore ferito: “Ho lavorato qui 23 anni, con serietà, dignità, professionalità. Non pensavo si sarebbero mai permessi di farci questo”. Comprereste una di queste Ypsilon bianche o nere assemblate in queste ore da operai così incazzati? Sostiene un delegato sindacale che delle 1. 500 auto prodotte due settimane fa ben 1. 200 sono risultate difettose e “da recuperare”. I paraurti verniciati dalla Bienne Sud non escono così perfettamente lucidi come prima, “ma tanto alla Fiat non li controllano più”, ammette sconsolato un addetto alla rifinitura. Ma tutto questo non sembra preoccupare il Lingotto, i cui calcoli di ottimizzazione dei siti produttivi tralasciano come trascurabile questa dissipazione di energie, capacità e, anche, coesione sociale.

NON È ESCLUSO che oggi la chiusura della fabbrica coincida con l’occupazione da parte degli operai. E non per difendere la trincea del loro lavoro, che ormai è persa, quanto per tenere duro nella coda velenosa della vertenza con gli uomini di Sergio Marchionne. Infatti ieri pomeriggio, mentre gli operai del primo turno di Termini Imerese sciamavano verso casa, a Roma si è giocata l’ennesima manche del tiro alla fune sui soldi che la Fiat deve dare per accompagnare alla pensione gli operai che resteranno fuori dal piano di rilancio della fabbrica targato Dr Motors. L’azienda offre 18 milioni di euro in tutto, trapela dalle stanze della trattativa, i sindacati ne vogliono almeno 24-25 per dare a tutti gli aventi diritto quei 32 mila euro di buonuscita normalmente previste dalle tabelle Fiat. I manager seduti al tavolo difendono strenuamente quel risparmio di 6 milioni, e qualche sindacalista maligna che alla fine ci sarà qualche dirigente che su quel risparmio verrà pure premiato dall’azienda con un congruo assegno. La vita della declinante industria italiana è fatta ovviamente anche di queste cose, anche se non fosse vero nel caso specifico c’è un dato di realtà inconfutabile: il sospetto furente dei futuri disoccupati. Così il conto del denaro necessario a sopravvivere nei prossimi anni in un posto dove non c’è più lavoro per nessuno, i negozi chiudono e le poche fabbrichette aperte nell’area industriale chiudono appena sono finiti i soldi pubblici da succhiare, lo fanno quelle centinaia di operai che resteranno fuori dalla ristrutturazione Dr Motors: potranno contare su due anni di cassa integrazione e quattro di mobilità ordinaria.

FINO A SEI ANNI dunque per raggiungere la pensione, ma con un reddito ultra ridotto, che solo un congruo assegno Fiat può rendere sostenibile. L’emergenza sociale di Termini Imerese, nell’Italia di Mario Monti che va promettendo al-l’Europa un taglio alle pensioni di anzianità, si affronta progettando una nuova schiera di pensionati precoci. Vista la mala parata, la Regione Sicilia ha fatto sapere che, essendo già impegnata a sostenere l’avventura di Massimo Di Risio con centinaia di milioni di euro, non avrebbe difficoltà a mettere anche qualche altra milionata di euro per chiudere la partita in amicizia. I sindacati, la Fiom in particolare, non capiscono: perché non destinare i soldi pubblici a chi ne ha più bisogno anziché a favorire un risparmio della Fiat? Per oggi niente accordo, e questa mattina davanti ai cancelli della Fiat si terrà l’assemblea dei lavoratori diretti e di quelli dell’indotto. Arriverà anche il leader della Fiom Maurizio Landini, e si prevede che di fronte al diniego Fiat di sganciare quei 6 milioni in più la rabbia possa esplodere.

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