domenica 2 ottobre 2011

Serie A, Udinese lassù tutta sola


CALCIO




L'esultanza di Benatia dopo il gol dell'1-0. Ansa
L'esultanza di Benatia dopo il gol dell'1-0. Ansa
Il 2-0 rifilato al Bologna proietta l'Udinese in vetta alla classifica e ne fa la capolista della A (solitaria almeno fino al termine di Juve-Milan di stasera): non è mai accaduto nella storia della massima serie. Undici punti, sette reti fatte e soprattutto un solo gol subito (miglior difesa della A) fanno dei friulani la squadra da battere. Ma sotto ai numeri c'è anche tanta sostanza, dalla solidità di un collettivo che gioca a memoria, ai colpi dei solisti friulani, che scoprono in Torje una promettentissima spalla per Di Natale. Benatia nel primo tempo e un rigore di Di Natale nella ripresa chiudono il match, col Bologna spettatore praticamente innocuo nei primi 45' e interlocutore più reattivo nella ripresa. Ma un punto in cinque gare condanna gli emiliani al fondo della classifica, insieme al Cesena. E Bisoli certo non può stare tranquillo.
 
APRE BENATIA — L'Udinese, che saluta il rientro di Ferronetti dopo 15 mesi, nel primo tempo ottiene il massimo risultato con sforzo quasi minimo. Ai friulani basta giocare a memoria, e anche nei momenti di scarsa ispirazione inserire il pilota automatico e non abbassare la soglia di attenzione è sufficiente a non sfigurare. E persino a segnare, se l'avversario è dello stampo del Bologna visto oggi al Friuli. Poco attento, spesso disunito, mai attraversato da un'idea brillante, il club emiliano, che perde subito Antonsson per un problema muscolare (al suo posto Loria) cerca di limitare i danni per quanto può, e cioè fino al 29'. Poi, come da tradizione (è il sesto gol realizzato entro la prima mezz'ora) l'Udinese passa in vantaggio, grazie ai meriti di Benatia, al primo gol in A in questa stagione, ma anche ai demeriti di una retroguardia bolognese decisamente distratta nell'occasione. L'esultanza del marocchino con dito in bocca e mano sulla fronte è la dedica alla figlioletta febbricitante. Poi però il pensiero passa e Benatia torna a chiudere e spingere, inventandosi una partita di grande spessore. Il Bologna si assesta un po' meglio sulle fasce ma i padroni di casa mantengono saldamente iniziativa e possesso palla, e danno l'impressione di poter arrivare al raddoppio da un momento all'altro. Basta trova ancora la porta al 44' dopo un bel duetto con Torje, fra i migliori in casa bianconera, ma Peruzzo rileva il fuorigioco del serbo e non convalida. Di Vaio per una volta si fa pericoloso dalle parti di Handanovic, nell'unica occasione creata dal Bologna in tutto il primo tempo, ma chiude bene la retroguardia bianconera.
Di Natale realizza il rigore del 2-0. Ansa
Di Natale realizza il rigore del 2-0. Ansa
CHIUDE DI NATALE — La ripresa si apre su ritmi più alti: arriva al tiro Raggi, Di Natale risponde con una raffica di tentativi, ma Agliardi in due occasioni si oppone e al terzo è l'attaccante friulano a colpire l'esterno della rete, da ottima posizione. Tutto nel giro di pochi minuti. Bisoli manda in campo Acquafresca al posto di uno spremuto Di Vaio. Nonostante il gran caldo le squadre appaiono più toniche e aggressive che nel primo tempo. E finalmente anche Handanovic viene chiamato in causa: da un sinistro affilato di Diamanti su punizione. Il Bologna appare cresciuto e più convinto dei suoi mezzi, l'Udinese non rinuncia ad attaccare (Agliardi è impegnato da Torje, prima che questi venga rilevato da Abdi), ma certo con minor spensieratezza rispetto alla prima frazione. Poi, come solo le grandi squadre sanno fare, nel momento migliore degli emiliani, l'Udinese sferra il colpo del k.o.: Armero si invola sulla sinistra, Perez lo atterra in area da dietro (ammonito, salterà la prossima gara, a Novara dopo la sosta), il destro di Totò Di Natale su rigore spiazza Agliardi. E' il 27', la gara virtualmente finisce qui. Anche perché, a voler guardare al resto, c'è ancora tanta Udinese e zero Bologna, ormai rassegnato alla quarta sconfitta stagionale e all'ultimo posto in classifica. La posizione di Bisoli diventa sempre più precaria.


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