sabato 15 ottobre 2011

E il commercialista di Ciancimino dettò un emendamento all’onorevole Romano. C'era un "sistema affaristico-politico-mafioso" attorno alla società Gas, il gioiello di famiglia dell'ex sindaco boss di Palermo


In un'intercettazione inviata alla Camera dal gip di Palermo Morosini, il futuro ministro dell'Agricoltura riceve istruzioni da Gianni Lapis, professionista di fiducia dell'ex sindaco di Palermo. Oggetto, la normativa sul settore gas da inserire nella Finanziaria del 2004. In cambio, secondo l'accusa, una tangente da 300 mila euro. Non un caso isolato, ma "un sistema"



Il ministro dell'Agricoltura Saverio Romano
Il primo dice: “Senti ci vediamo…alle dodici in studio?”. L’altro risponde: “Eh…concreto sei?”. La risposta: “Si è logico se no non ti faccio venire”. Poi aggiunge: “Fai venire pure Saverio così do un inca..un compito”. E’ la mattina del 28 febbraio 2004. E a parlare di “concretezza” sono Gianni Lapis, affermato tributarista palermitano, e Salvatore Cintola, all’epoca deputato regionale all’Assemblea regionale siciliana. Mentre il “Saverio” che Lapis chiede di poter vedere nella stessa occasione è Saverio Romano, attuale Ministro per le politiche agricole che in quel momento era deputato nazionale dell’Udc. La “concretezza” sarebbe la “percezione di somme di denaro contante che l’onorevole Romano avrebbe in più occasioni ricevuto da Lapis”.


In cambio l’attuale Ministro dell’Agricoltura avrebbe intrattenuto con Lapis “uno stabile rapporto di messa a disposizione delle funzioni pubbliche esercitate in favore degli interessi delle società riconducibili” al tributarista palermitano. Ovvero le aziende del gruppo Gas spa, l’azienda di fornitura energetica riconducibile a Lapis e “a Massimo Ciancimino, e in precedenza al padre di quest’ultimo, l’ex sindaco mafioso di Palermo Vito che la gestì sempre nell’interesse di Cosa Nostra”. Questo scrive il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo Piergiorgio Morosini che ha definito decisive queste telefonate e che proprio oggi ha trasmesso gli atti delle intercettazioni su Saverio Romano alla Camera dei Deputati, che dovrà decidere sulla loro utilizzabilità all’interno dell’inchiesta in cui il Ministro dell’Agricoltura è accusato di corruzione aggravata.

Le intercettazioni che riguardano l’ex delfino di Totò Cuffaro sono circa una quarantina. Chiamate tra lui e Lapis, registrate tra il 2003 e il 2004 e rimaste “sepolte” in archivio fino a quando i sostituti procuratori delle Dda di Palermo Nino Di Matteo e Sergio Demontis le hanno recuperate, allegandole all’inchiesta su Lapis e Ciancimino. E se Romano si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio a cui è stato sottoposto durante le indagini, al contrario le dichiarazioni del tributarista e del figlio di don Vito Ciancimino sono state importanti per ricostruire la presunta attività corruttiva messa in pratica nell’interesse della Gas spa attorno alla quale, secondo il giudice, è nato “un sistema di pervicace perversità” finalizzato a favorire la società.



Un sistema che Morosini descrive così: “I politici gestiscono il flusso della spesa pubblica e le autorizzazioni amministrative; gli imprenditori si occupano della gestione dell’accesso al mercato; i mafiosi riciclano capitali, partecipano agli affari e mettono a disposizione la forza materiale per rimuovere gli ostacoli che non è possibile rimuovere con metodi legali”. In pratica, secondo il gip, Romano avrebbe fatto parte “di una sorta di comitato d’affari dove si collegano le condotte di imprenditori spregiudicati, liberi professionisti a libro paga, amministratori corrotti, politici senza scrupoli votati ad una raccolta del consenso senza regole”.

Tra Romano e Lapis si era infatti instaurato “un rapporto di stabile disponibilità” . Evidenziato, tra le altre, anche dall’intercettazione del 3 dicembre 2003, quando – durante l’approvazione della Finanziaria del 2004 – Lapis chiama Romano (che è a Montecitorio) chiedendogli di apportare modifiche favorevoli alle sue società all’interno di un emendamento. L’allora deputato dell’Udc si mette subito a disposizione per assecondare le richieste di Lapis, “addirittura chiedendo al proprio interlocutore – spiega il giudice – di specificare per iscritto e di inviare a mezzo telefax la versione corretta dell’emendamento”.



Ecco l’intercettazione:

Lapis: “c’è un emendamento che è stato presentato mi sembra stamattina”.

Saverio: “sì, chi l’ha presentato?”.

Lapis: “sembra…non…non lo sappiamo…l’ha presentato per conto delle municipalizzate…per il metano”.

Saverio: “sì”.

Lapis: “eh…siccome vorremmo capire cos’è per..e non dovrebbe interessare il settore privato…quindi…in tutti i casi…se passa dovreste integrarlo..che non riguarda il settore privato”.

Saverio: “ah ho capito”.

Lapis: “a salvo leggi regionali nostre”.

Saverio: “comunque…”.

Lapis: “perché va specificato meglio questo emendamento..”.

Saverio: “Eh fai una cosa mandami un fax..”.

Lapis: “Ti mando un fax e..”.

Saverio: “Al numero di Roma…06…”.



Una sorta di potere legislativo delegato a Lapis, che si sarebbe poi sdebitato successivamente. Il 18 gennaio 2004 infatti Massimo Ciancimino consegna a Lapis 1.330.000 euro, prelevati due giorni prima dal conto “Mignon” presso il Credit Lyonnais, intestato al suo avvocato Giorgio Ghiron. Denaro che Lapis avrebbe destinato, oltre a Romano e a Cintola, anche all’ex presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro – attualmente detenuto per una condanna a 7 anni per favoreggiamento a Cosa Nostra – e al senatore del Pdl Carlo Vizzini – coinvolto in 25 intercettazioni sulle quali Morosini deciderà nei prossimi giorni.

L’incontro in cui Lapis avrebbe consegnato la tranche della presunta tangente destinata a Saverio Romano (circa 300 mila euro) non avvenne però nella stessa occasione in cui il tributarista incontrò Cintola, ma fu spostato di qualche giorno. In quei giorni, infatti la moglie dell’attuale ministro dell’Agricoltura si era infortunata sciando ed era stata ricoverata d’urgenza all’ospedale di Aosta con una vertebra fratturata.

A informare Lapis fu lo stesso Salvatore Cintola, nella stessa chiamata in cui i due prendevano accordi sull’appuntamento. In seguito, il 4 marzo del 2004 Lapis riuscirà a chiamare Romano invitandolo ad andare a casa sua nel pomeriggio alle cinque e mezza. Romano non se lo farà dire due volte : “se vuoi – dice il Ministro intercettato – posso venire pure prima…potrei venire alle …a questo punto anche alle.. quattro..”.

Il Fatto Quotidiano








L'INCHIESTA

Le telefonate che accusano il ministro Romano
"Era al servizio di una lobby d'affari mafiosa"

L'ordinanza del gip che invia alle Camere, per autorizzarne l'utilizzo, 25 telefonate che riguardano il titolare dell'Agricoltura. C'era un "rapporto di stabile disponibilità" con il prestanome di Ciancimino. Che gli ordinava: "Devi far cambiare quella legge"di SALVO PALAZZOLO

PALERMO - C'era un "sistema affaristico-politico-mafioso" attorno alla società Gas, il gioiello di famiglia di don Vito Ciancimino, l'ex sindaco boss di Palermo. Questo ha scritto il gip Piergiorgio Morosini dopo aver letto le intercettazioni fra il principale prestanome dei Ciancimino, l'avvocato Gianni Lapis, e Saverio Romano, oggi ministro dell'Agricoltura.

"Quei colloqui del settembre 2003-marzo 2004 sono rilevanti", ha deciso il giudice, dunque devono essere trasmessi alla Camera dei deputati, che dovrà autorizzarne l'utilizzazione. Era quanto chiedevano i pm Nino Di Matteo, Sergio Demontis e Paolo Guido, che da due anni ormai indagano su Saverio Romano per corruzione aggravata dall'aver favorito Cosa nostra. "Secondo l'accusa - ricorda il gip - Romano, nello svolgimento delle sue funzioni pubbliche, si sarebbe messo al servizio degli interessi delle predette società".

Il ministro ha sempre negato di aver ricevuto soldi da Lapis o dal gruppo che rappresentava. Ha negato soprattutto di avere fatto favori all'insospettabile prestanome dei Ciancimino, che ufficialmente era solo un avvocato tributarista e docente universitario. Ma 25 intercettazioni sembrano dire diversamente. Il gip le ripercorre in un'ordinanza di 40 pagine, che si conclude in maniera pesante per il ministro: ha avuto un rapporto di "stabile disponibilità" con Lapis.

L'EMENDAMENTO ALLA FINANZIARIA
È il 3 dicembre 2003, Lapis (L) chiede a Romano (R) di inserire 
una modifica in favore delle società che si occupano di metanizzazione.

L: "Avevo bisogno di un'informazione, poi domani ci vediamo... due cose mi serviva sapere, state ritirando tutti quanti gli emendamenti dalla finanziaria?"
R: "No, solo quelli del governo".
L: "Un attimo, ti do... eh, Monia mi dai quell'emendamento... c'è un emendamento che è stato presentato sembra stamattina".
R: "Sì, chi l'ha presentato?"
L: "Sembra... non lo sappiamo... l'ha presentato per conto delle municipalizzate... per il metano".
R: "Sì".
L: "Eh siccome vorremmo capire cos'è... e non dovrebbe interessare il settore privato, quindi, in tutti i casi se passa dovreste integrarlo, che non riguarda il settore privato".
R: "Ah, ho capito".
L: "Va specificato meglio questo emendamento".
R: "Eh, fai una cosa, mandami un fax".
L: "Va bene, aspetta me lo segno, 06...".

IL CONTATTO AL MINISTERO
Quel 3 dicembre 2003, Romano è in aula, la comunicazione s'interrompe. Lapis richiama.

L: "Saverio, io ho bisogno di andare un attimo... eh... se mi... però presentato o accompagnato... al ministero delle attività produttive, per sapere se hanno dato un parere con la legge Prodi per il gruppo Graci, perché c'è una transazione".
R: "E quando ci devi andare?"
L: "Appena tu mi dici che è possibile andarci, perché debbo sapere, perché loro hanno un obbligo di dare un parere... siccome c'è una transazione...".
R: "Eh".
L: "Per un mare di cause".
R: "Prossima settimana lo possiamo fare".

LA PRATICA DA SBRIGARE
A cosa serva quel contatto al ministero viene scoperto qualche giorno dopo dai carabinieri del gruppo Monreale, attraverso un'altra intercettazione. Lapis ha un contenzioso in corso con la Banca d'Italia e ha bisogno con urgenza di alcuni documenti. Il 20 gennaio 2004, alle 16.18, è Romano che telefona a Lapis.

R: "Mi puoi ricordare un attimo il nome della transazione".
L: "Graci... perché c'è sicuramente con la legge Prodi un parere sulla richiesta Banca d'Italia".
R: "Ti richiamo".
Ventisette minuti dopo, Romano telefona a Lapis.
R: "Senti Gianni, la persona che materialmente ha le carte sta a andando a Catania e rientra giovedì. Io tra l'altro giovedì non ci sono, si potrebbe fare martedì".
L: "No, non faccio a tempo, ho da consegnare le carte all'avvocato".
R: "Scusa un attimo Gianni". Romano si rivolge a un'altra persona: "Non fa a tempo perché deve compiere un atto ora...". Poi, dice a Lapis: "Aspetta, vediamo se se li fa mandare, stiamo cercando di recuperarli ugualmente".
È un pomeriggio frenetico. Tre minuti dopo, Romano telefona a Lapis e dice: "Perfetto, domani abbiamo appuntamento all'una al ministero".

INSIEME A MONTECITORIO
Il 21 gennaio, Lapis chiama Romano alle 10,41. Si danno appuntamento alle 12,45, a piazza Montecitorio. Il giorno dopo, il deputato chiama l'avvocato.

R: "Eh, io avrò le carte all'una e mezza".
L: "Perfetto, io sono in via Veneto".
R: "Allora ti chiamo non appena sono in materiale possesso delle carte".

QUEL MILIONE DALLA SVIZZERA
Nel gennaio 2004, Lapis e Massimo Ciancimino stanno curando la vendita del gruppo Gas agli spagnoli di Gas natural, per 120 milioni di euro. Il 18 gennaio, è l'avvocato Giorgio Ghiron a prelevare dal conto svizzero "Mignon" un milione e 330 mila euro, che Massimo Ciancimino porta a Palermo e consegna a Lapis. Al telefono, i due parlano di "operazione sottoveste". Il 28 febbraio, Lapis convoca il deputato regionale Udc Salvatore Cintola (C). Secondo i pm, è il momento delle tangenti.

L: "Ci vediamo alle dodici in studio?".
C: "Eh, concreto sei? Sì".
L: "Sì è logico, se no non ti faccio venire, ma scusa, non ti chiamo più, non ti voglio più bene".
C: "Gioia mia ti voglio bene".
L: "Eh, fai venire pure Saverio così do un compito...".
C: "No, Saverio non sai cosa gli è successo? Sua moglie mentre stava sciando ha preso una scivolata".

Il 3 marzo, Lapis chiama Romano. Concordano di vedersi il giorno dopo. All'ultimo momento, l'avvocato chiede al politico di raggiungerlo a casa: "Ho una piccola influenzella, non mi muovo. Ti aspetto alle quattro".
la Repubblica

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