sabato 29 ottobre 2011

Cento idee e una WikiPd In tremila al Big bang di Renzi: DIRETTA TV

























Si sente così sicuro di se’ da crearsi per domenica mattina, quando chiuderà la tre giorni fiorentina, un temibile concorrente: una sfida fra Ferrari di Formula 1 (al volante Fisichella) lungo il vialone del Parco delle Cascine. Proprio a due passi da quella stazione Leopolda dove ieri sera fra tavoli candidi imbanditi di prodotti toscani, giochi gonfiabili per i più piccoli, onnipresenti sagome di dinosauri (da abbattere), 8 maxischermi e un palco che riproduce un tinello (con tavolo, sedie, divano e frigo) ha preso il via la nuova scommessa politica del sindaco di Firenze Matteo Renzi: il Big Bang della politica italiana.


Se l’anno scorso la parola d’ordine era rottamare, in questa edizione 2011, pur non mancando i riferimenti alla necessità di pensionare la gerontocrazia politica italiana («i dinosauri - recitano le magliette del meeting - non si sono estinti da soli») , c’è una spasmodica attenzione a tirare fuori idee e contenuti. Anzi, le 100 proposte che usciranno dalla Leopolda faranno nascere una enciclopedia elettronica «democratica», una «Wiki-Pd» la battezza. È vero che tutti i suoi amici dicono che per la giornata conclusiva Renzi «tirerà fuori la sorpresa», ma intanto il profilo che ha scelto fin qui è assai poco “bombarolo”: «Non sono il guastafeste del Pd» mette le mani avanti. E dalla Gruber in diretta sulla 7 attacca l’idea «novecentesca di partito che ha Bersani» quando dice di voler togliere «il nome del candito dalla schede» o dice che il «leader non conta».

Più rumoroso insomma il video del regista Fausto Brizzi (esplosione interstellare e frenetica rincorsa di immagini sul progresso della civiltà umana che si conclude enfaticamente sui volti dei partecipanti alla Leopolda 2010, ma non compare l’ex sodale Pippo Civati) condito ovviamente con la sigla della serie Tv “The BigBang Theory” (The History of Everything dei Barenaked Ladies). E così mettendo piede alla Leopolda con lo scrittore Alessandro Baricco, Renzi invia messaggi di pace al Pd:«non porteremo nemmeno un elemento di divisione, ma idee». Quasi una risposta al segretario regionale toscano del Pd, Andrea Manciulli, che spera che alla Leopolda ci sia «uno spirito costruttivo utile alla nostra sfida collettiva e non si intenda invece perseguire altre finalità».

Che poi sarebbe la corsa alla leadership del centrosinistra da parte dello stesso Renzi. Eventualità che il presidente della Toscana, Enrico Rossi, non bloccherebbe ricorrendo a norme statutarie: «Se vuole candidarsi lo faccia». Ipotesi che il diretto interessato, al momento, esclude. Ma, premettendo che senza primarie non c’è Pd e quindi apprezzando le aperture di Bersani sul tema, fa notare come «in Francia il segretario del Partito Socialista ha corso e ha perso». Del resto l’unica cosa su cui Renzi è pronto a scommettere è che al centrosinistra per tornare a vincere e governare l'Italia servano proposte concrete e coraggiose.

«Che il Governo abbia fallito - dice - lo sanno anche i sassi. La vera questione è cosa fare se toccasse a noi governare il Paese. Mi aspetto che in questi tre giorni si parli di questo, delle questioni vere degli italiani, non di polemiche, coalizioni, alleanze». Va evitato insomma «il buco nero dell’antiberlusconismo e basta». Ma questo dipenderà anche da chi si succederà sul palco. Tra i primi, ieri sera, il consigliere regionale siciliano Davide Faraone, e l’inventore dei Gormiti, Leandro Consumi. Fino a domenica sono attesi più di duecento interventi, tra cui quelli di Arturo Parisi, Chiamparino, il presidente dell’Anci Delrio, il presidente del consiglio regionale dell’Emilia Romagna Richetti , il produttore televisivo Giorgio Gori. E ci saranno, dicono gli organizzatori, oltre 10mila partecipanti, a cui poi aggiungere quelli che entreranno alla Leopolda per via telematica con Facebook, Twitter, mail, sms e una SocialTv appositamente creata. 

L'Unità




FIRENZE - Il Big bang del Pd è cominciato. Luogo: Firenze, stazione Leopolda. Protagonisti, il sindaco di Firenze Matteo Renzi e i «post rottamatori» del partito, che fino a domenica porteranno avanti una convention in cui si discute di Italia e futuro.
LA CASA DEI POST ROTTAMATORI - Sul palco la “casa” dei post rottamatori (in versione minimalista: un divano, un frigorifero, una scrivania e dietro uno schermo che cambia a seconda dell'occasione) che ospita gli interventi dei partecipanti. Quasi mille le sedie in platea per la serata di apertura della tre giorni. Il sindaco, abito nero e cravatta viola, parte subito con i contenuti: «Domenica saranno messi subito online i nostri 100 punti, centro proposte concrete di governo». Ma c'è di più: «Per due mesi, fino a gennaio, potranno essere integrate con il contributi di tutti. Un sorta di Wikipedia, o meglio una WikiPd». Fuori dalla Leopolda un mini campo da calcio, con due porte e due palloni e uno da basket. Le pareti della ex stazione sono nerissime, con qualche dinosauro che spunta. Nella sala principale ci sono circa 80 sedie, almeno per la prima serata; saranno 1.200 sabato e domenica. Renzi vuole parlare di contenuti, dalle pensioni («Siamo disponibili a ragionare, è normale che ci sia bisogno di metterci mano») all'abolizione del valore legale del titolo di studio. E il Pd? «Siamo tutti del Pd qui dentro (anche se mancano bandiere o riferimenti al partito, ndr) e io non sono il guastafeste del partito» .
Leopolda, atto primo
  • Leopolda, atto primo
  • Il collegamento di Renzi con Otto e mezzo
  • Leopolda piena
  • "Come sono andato?"
CINQUE MINUTI DA PREMIER - La kermesse politica, partita venerdì sera con circa tremila persone, si articola con brevi interventi di cinque minuti e una domanda: «Che faresti se tu fossi premier?». «Siete tantissimi, quindi non siete andati tutti a Napoli». E' Davide Faraone, deputato regionale in Sicilia, ad aprire la serata, dopo un video del regista Fausto Brizzi, con immagini che mixano big bang, eventi storici e momenti della prima edizione della convention. «Chi interverrà alla Leopolda - spiega Faraone - dovrà dire cosa farebbe se fosse a Palazzo Chigi: Palazzo Chigi, non Palazzo Grazioli». «Il nostro Big bang spaventerà chi non vuole cambiare - prosegue -. In questa tre giorni parleremo solo di bella politica». Parte un lungo applauso quando prende la parola il sindaco Renzi, che lancia il primo video sul ministro Bossi e i suoi ghigni: «Dobbiamo avere anche il coraggio di dire che chi è malato deve farsi curare», standing ovation. Su Facebook inizia ad arrivare qualche critica: «Ci dicono che dobbiamo essere più concreti, lo saremo non vi preoccupate», replica Renzi.
IL COLLEGAMENTO CON OTTO E MEZZO - Alle 20.30, prima dell'inizio del Big bang, parte il collegamento in diretta su La7 a Otto e Mezzo. «Quanta voglia ha Renzi di candidarsi?» chiede una Lilli Gruber assolutamente non disposta a fare nessuno sconto al sindaco di Firenze: «Per il momento no, ma per il futuro potrebbe essere, prima però bisogna fare le primarie». Chi potrebbe correre allora per guidare la coalizione di centrosinistra? «Zingaretti più di quello che sembra, aspira a essere candidato leader; Vendola certamente sì. Di Pietro no, credo che voglia solo un po' di voti per sè e non perchè crede di poterlo fare; Debora Serracchiani non credo abbia questa mira e Rosy Bindi sì». E Prodi? «Nella logica del ricambio generazionale non è possibile riprendere il candidato che già c'è stato in passato. E poi il primo che non vuole fare il candidato Premier è lui». «Se vinciamo noi - ha aggiunto Renzi - dobbiamo sapere che cosa facciamo. L'ultima volta che siamo al governo dopo venti mesi siamo andati a casa e questo sarebbe inaccettabile». Su Zingaretti e Letta commenta «sono compatibili con il rinnovamento. Un governo tecnico? Sarebbe la dimostrazione di impotenza della sinistra». E parlando di cose concrete dice: «Niente in contrario alla reintroduzione dell'Ici», mentre dribbla «da vecchio politico», come sottolinea la Gruber, le domande della giornalista sulla Bce e Bini Smaghi.
«Big bang», la Leopolda apre le porte
  • E' l'ora del «Big bang»
BARICCO AL BIG BANG - Poi arriva lo scrittore Alessandro Baricco. «Nella foto di famiglia» dell'attuale classe dirigente «ci sono individui stanchi, diventati nel tempo cinici e disincantati. Con loro non si costruisce niente; ora servono persone con menti allegre e senza troppe sconfitte alle spalle». «La politica italiana ha bisogno del Big bang - spiega - il paese ha da gestire la fine di una stagione e mi auguro che le persone che costruiranno il paese per i miei figli siano persone diverse da quelle che hanno vissuto questa. Lo scrittore ha rivelato di essere venuto alla Leopolda «perchè Renzi mi incuriosisce molto - ha detto - e sono stufo di vedere quello che fa da lontano, di leggerlo solo sui giornali o di vederlo in tv». Inoltre, ha aggiunto, «con l'energia che sento scorrere qui mi sembra di percepire una specie di vicinanza, di complicità: ho il sospetto che qui alla Leopolda ci sia un tipo di voglia e di intelligenza meno lontane di quelle che spesso ho intorno a me»
VOLONTARI, LA PIU' GIOVANE E IL PIU' ANZIANO - I cancelli della Leopolda si sono aperti alle 20 e la struttura si è riempita subito: sindaci e amministratori arrivati da tutta Italia, ma anche tanti cittadini. La più giovane si chiama Eleonora Izzo, ha 16 anni e frequenta la terza del liceo classico Dante, lo stesso di Matteo Renzi. Si occupa del banco merchandising (magliette coi brontosauri della politica). «Perché sono qui? Perché le idee del sindaco mi appassionano, e poi perché voglio vedere come andrà a finire davvero». Il più anziano è Bruno Quartini, classe '32, viene da Gavinana e si occupa dell'organizzazione. «Ho iniziato la mia militanza politica col Pci, nel 52 e ne vado orgoglioso. Ora i tempi sono cambiati e la politica va rivoluzionata. E non ho paura di essere rottamato, darò il mio contributo». Nella sala accanto all'ala principale è stata allestita l'area “ristorazione”, con decine di tavoli tondi e lasagne al pesto per tutti.
NESSUNA DIVISIONE» - Per il Pd «non porteremo neanche un elemento di divisione, ma delle idee», dice Renzi. «Il problema non è se saremo uniti o no dopo la Leopolda - ha aggiunto il sindaco -, il problema è che quando il centrosinistra è stato al Governo il giorno dopo si è messo a litigare. Se davvero toccherà a noi del centrosinistra governare il futuro cosa facciamo, una riedizione dell'altra volta? Secondo me gli elettori ci portano via. Dobbiamo quindi metterci d'accordo su cosa fare e su come farlo».
«IDEE E PASSIONE» - Renzi ha spiegato che dalla Leopolda emergeranno «tante idee, entusiasmo, passione, la voglia di non vedere soltanto gli aspetti negativi del momento che stiamo vivendo, ma anche il coraggio, l'orgoglio, la voglia di partecipare di tante persone. Da mezza Italia stanno arrivando a Firenze donne e uomini che credono nella politica e che vogliono portare progetti e idee». Renzi ha poi ribadito che per il centrosinistra ci dovrà essere «non solo la constatazione che il Governo ha fallito, ma anche la necessità di portare delle idee alternative. Che gli altri non siano stati all'altezza delle aspettative lo sanno anche i sassi, la vera questione è cosa fareste se toccasse a voi governare il Paese. Mi aspetto - ha concluso Renzi - che in questi tre giorni si parli di questo, non di polemiche, coalizioni, alleanze. Parliamo delle questioni vere, degli italiani».
LA CONTESTAZIONE DI SABATO - «Ma lo conosci veramente (Matteo Renzi, si intende, ndr?)». Centinaia di volantini, con questa domanda, saranno distribuiti davanti alla stazione Leopolda, sabato mattina. Si chiama Big Bluff Bang, l'altra Leopolda organizzata da Sinistra e cittadinanza, Federazione della sinistra, Verdi e altri cittadini indipendenti. E alla fine del volantino troverete anche la risposta: «Se lo conosci, lo eviti». Sarà una contestazione “pacifica” e nel “rispetto delle idee altrui”, specificano gli organizzatori, anche se non autorizzata.
ROSSI E SERRACCHIANI - Cento idee sono forse un po' troppe, chiosa il presidente della Toscana Enrico Rossi, ricordando le 200 pagine del programma dell'Unione, all'origine di un'esperienza non finita bene, che pone l'accento su quella che pare la vera posta in palio: la candidatura di Renzi alle primarie. «In politica lo scontro delle idee è vita, quello delle persone è vanità». Lo afferma l'europarlamentare del Pd, Debora Serracchiani, a poche ore dall'inizio della convention convocata da Matteo Renzi alla Stazione Leopolda. Secondo Serracchiani «non dobbiamo mettere a rischio neanche a parole l'unità e la compattezza del Pd, perchè una volta che l'abbiamo sfasciato non ce ne sarà un altro. Per questo sono contenta di sapere che da Matteo e da chi sta con lui non verrà neanche un elemento di divisione. E benvenuti anche i progetti e l'entusiasmo, che metteremo accanto - sottolinea - a quelli di Bologna, a quelli di mille circoli del Pd e a quelli di ogni singolo elettore che decide di scriverci un'e-mail per farci una critica o darci un'idea».
«CANDIDATE SARANNO LE IDEE» - Il sindaco rottamatore ha tuttavia spesso detto che «candidate saranno le idee», senza però arretrare un passo rispetto alla promessa di candidare un giovane. Un candidato, è stato fatto spesso osservare, che difficilmente potrebbe avere un nome diverso dal suo. «Renzi faccia il sindaco, ma se, sbagliando, si vuole candidare è sbagliato stopparlo», dice ancora Rossi, favorevole a primarie di coalizione dove, ha ribadito, il candidato del Pd è Bersani. Da parte sua Renzi ha giudicato positivamente il fatto che Bersani abbia spiegato «che si può correre liberamente alle primarie: ne ho mai dubitato», dice, anche perchè «il Pd senza le primarie non è il Pd». «Mi aspetto che in questi tre giorni si parli di questo, non di polemiche, coalizioni, alleanze. Parliamo delle questioni vere, degli italiani», dice Renzi.
«MA QUALE GUASTAFESTE DEL PD...» - E i primi temi cominciano ad emergere: abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, abolizione del valore legale del titolo di studio, una discussione sugli ordini professionali, l'idea che l'Italia «possa ripartire scommettendo sulle questioni ambientali». La sfida, insomma, è sulle proposte oltre che sul rinnovamento del Pd e di chi lo guida. Anche se, dice, «non mi sento un guastafeste del Pd. Noi crediamo nel Pd». La festa, invece, vorrebbero guastarla a Renzi i suoi detrattori fiorentini, come i lavoratori dell'Ataf, l'azienda di trasporto pubblico a rischio privatizzazione e del Maggio musicale impegnati con il sindaco-presidente della loro fondazione in un braccio di ferro. Per sabato hanno convocato una manifestazione di protesta proprio davanti alla Leopolda: «Non sa fare il sindaco di Firenze, figuriamoci il Paese...»

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