"Rivoluzione con milioni in piazza. Diamo l'assedio a Repubblica"
”Io lascio oppure facciamo la rivoluzione, ma la rivoluzione vera… Portiamo in piazza milioni di persone, cacciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamo Repubblica… Non c’è un’alternativa…”: parola di Silvio Berlusconi. E’ quanto dice il presidente del Consiglio in un’intercettazione telefonica con Valter Lavitola, l’imprenditore amico del Cavaliere e tuttora latitante all’estero. La telefonata tra i due – pubblicata sul sito di Repubblica - mette in luce un rapporto di profonda confidenza, con l’ex direttore de L’Avanti che ha la facoltà di parlare di tutto col capo del governo, dall’economia alla giustizia, dai rapporti con i leader esteri a quelli con gli altri ministri dell’esecutivo.
Il premier al telefono con l'imprenditore: ''Io lascio oppure facciamo la rivoluzione, ma la rivoluzione vera... Portiamo in piazza milioni di persone, cacciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamo Repubblica... Non c’è un’alternativa...''
“Ciao dottore, domani viene questo qui, il vicepremier dell’Albania che ha una cosa sulla sicurezza e sull’energia” dice Lavitola, con Berlusconi che risponde “Ma io sono in Russia”. “Lei si ricorda che mi disse che quello lì non firma, i fascisti sono stronzi, quello lì non firma sul lodo” chiede l’imprenditore, con Berlusconi che non ricorda e dice: “Ma non c’è niente da firmare sul lodo”. La conversazione continua a suon di botta e risposta: “Dottore, si ricorda? Quando riusciamo a vederci un minuto?” “Venerdì”. ” Ok, venerdì. L’altra faccenda ancora sulla questione editortia, quello lì che ha incontrato è andata bene, perché io ho avuto riscontri entusiastici”. “Tutto bene, poi venerdì le dico. Sulla questione editoria, Paolo sa benissimo quella storia che le dissi di Tremonti, io ho parlato anche col capo dipartimento editoria, ci stanno tutti i giornali in agitazione, perlatro in commissione bilancio ci stanno quattro parlamentari che fanno casino. Tremonti ha detto a Paolo e al capo dipartimento che se lei non firma questa cosa non la fa e Paolo si vergogna a chiederlo per non dimostrare che non conta nulla”.
Il Fatto Quotidiano
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