martedì 25 ottobre 2011

Crisi: trovata una via, ma non ci crede neppure Bossi.

DIRETTA


Pensioni, intesa sulle misure
Bossi: trovata via, ma resto pessimista

Il leader della Lega: «Individuata una strada, vediamo cosa dice l'Ue». Berlusconi mercoledì al vertice

La delegazione leghista a Palazzo Grazioli (Lapresse)
La delegazione leghista a Palazzo Grazioli (Lapresse)
MILANO - L'Europa vuole risposte entro mercoledì, il governo risponderà già entro questa sera con una lettera del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ai partner comunitari. L'annuncio arriva dopo il vertice di maggioranza convocato dal premier dopo le fibrillazioni nate lunedì nella maggioranza sull'ipotesi di una revisione del sistema pensionistico. E un esito positivo pare arrivare dal confronto tra Pdl e Lega dopo che un primo incontro si è concluso con un nulla di fatto. In ambienti dell'esecutivo si conferma che Berlusconi andrà mercoledì a Bruxelles per illustrare le iniziative che il governo intende prendere per combattere la crisi economica. Nel frattempo sta limando la lettera che sarà recapitata ai vertici comunitari.
ALFANO E BOSSI - Il segretario del Pdl Angelino Alfano, nel corso di una registrazione diPorta a Porta, assicura che un accordo nel governo sulle misure da presentare all'Europa è stato raggiunto. «Anche oggi abbiamo dimostrato che tiene il rapporto tra due partiti che hanno assicurato stabilità e riforme al Paese». «Siamo consapevoli tutti delle difficoltà - sottolinea Alfano - l'unità è raggiunta attorno alla decisione di rispondere puntualmente all'Europa con puntualizzazioni che riguardano le cose sin qui fatte e le cose che si intendono fare per la crescita». E anche Umberto Bossi, che per tutta la giornata ha parlato di una «situazione molto pericolosa», in serata, lasciando Montecitorio, ha spiegato che anche se sulle pensioni «il governo ancora rischia», e lui resta pessimista, «una strada alla fine è stata individuata. Ora bisogna vedere cosa dice l'Europa». Per il leader della Lega comunque «le pensioni di anzianità non si toccano». Quanto alla possibilità che la strada individuata possa incidere più in generale sulle pensioni, «io - ha voluto ricordare Bossi- sono sempre contrario a far pagare dieci volte chi ha già pagato».
Bossi: «Governo a rischio»
LEGA - Era stato proprio il numero uno del Carroccio, in precedenza, a spiegare che l'accordo sulle pensioni è molto difficile. Il momento è drammatico, lo definirei così». E alla precisa domanda sull'effettivo rischio di crisi il Senatùr aveva risposto tranchant: «Certo». Nelle ultime ore si è parlato anche dell'eventualità di un nuovo governo non più guidato da Berlusconi. «Noi - ha però commentato il capo del Carroccio - non facciamo governi tecnici. Se cade il governo si va alle elezioni per forza». Il Senatùr ha ribadito poi il no della Lega all'innalzamento delle pensioni a 67 anni: «Non è possibile, 67 anni non possiamo farlo per far piacere ai tedeschi. La gente ci ammazza». E ha ripetuto che per le pensioni «i 40 anni, non vanno toccati». «Si può trovare la quadra sullo scalone di Maroni?», gli hanno chiesto ancora i cronisti. «Dipende che vuol dire trovare la quadra...». «L'Europa vuole far fare un passo indietro a Berlusconi. Quello dell'Europa è un colpo contro Berlusconi» ha sottolineato ancora il leader della Lega. Che poi ha attaccato il neopresidente della Bce Mario Draghi: Le riforme chieste dall'Europa? «Chi fa quella roba lì è un italiano», ha detto il leader della Lega evocando la lettera della Bce e indirettamente uno dei due firmatari, l'italiano Mario Draghi. «L'Europa che parla italiano dice addirittura che bisogna privatizzare le farmacie, che sono comunali. Belle stupidaggini...».
L'INVITO DI NAPOLITANO - E che la situazione sia grave per il governo è chiaro anche al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che invita esecutivo e Parlamento a «Compiere tutte le scelte necessarie e definire le decisioni annunciate».
UE - Dal fronte europeo arriva un comunicato che ricorda che il tempo sta scadendo. «La Ue aspetta una lettera di Berlusconi con impegni specifici sulle rapide misure per la crescita che l'Italia intende adottare, e finora non ha ancora avuto nessuna indicazione da Roma» ha detto il portavoce del presidente della Commissione Josè Barroso. Mercoledì prima del vertice Ue e dell'Eurozona, non ci sarà alcun vertice Ecofin come era stato annunciato. Lo ha confermato la presidenza polacca dell'Unione Europea. Il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, dichiara che l'Efsf va rafforzato perché abbia una potenza di fuoco sufficiente a evitare che l'effetto contagio della crisi del debito si estenda all'Italia.
BERSANI-MARONI - Da segnalare nel pomeriggio un colloquio alla Camera fra il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, e il ministro dell'Interno Roberto Maroni. I due parlamentari hanno conversato per circa un quarto d'ora in Transatlantico. Bersani ha chiesto a Maroni se c'è l'accordo sulle pensioni e l'esponente leghista, come ha riferito lo stesso Bersani, ha risposto di non saperlo ancora.
LA MAGGIORANZA - Il vertice di maggioranza della mattina non si era aperto sotto i migliori auspici. «Stiamo trattando, mi pare ci sia questa ipotesi» che il governo possa cadere «ma i margini di trattativa ci sono» aveva sintetizzato il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoliinterpellato dai cronisti. «Tutti dobbiamo lavorare in comune per la salvezza comune, il problema è grave per tutta l'Europa e non solo per qualcuno». Il sottosegretario Gianni Letta cita al premio Alfredo Frassati questa frase del direttore della Stampa quando era ambasciatore a Berlino nel 1913 definendola attualissima. Gianni Letta ricorda che Antonio Giolitti nominò Frassati ambasciatore a Berlino prima della Grande Guerra e cita frasi che definisce di «grande assonanza con i tempi oggi». «La situazione - cita Letta - è grave ma non solo per l'Italia ma anche per la Germania e tutti dobbiamo lavorare in comune». Questo commenta il sottosegretario è un monito per la riunione di domani a Bruxelles per quanto la Commissione Europea deve affrontare. «Anche oggi - osserva Gianni Letta - ci sono motivi per lottare per un ideale e per ridare al Paese sviluppo e progresso che in certi momenti sembrano appannati».
L'OPPOSIZIONE - Dall'opposizione arrivano però inviti a fare presto nell'approvare le misure necessarie. «La dichiarazione del presidente della Repubblica è un richiamo all'assunzione di responsabilità forte - ha commentato il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini - . Il governo, se c'è, deve evitare ogni ulteriore indugio e portare a Bruxelles le misure richieste a partire dalla riforma previdenziale». Il tema di una possibile nuova riforma delle pensioni genera, come prevedibile, l'irritazione dei sindacati. «Se siamo pronti a scendere in piazza? Non faremo passare un sopruso di questo genere» ha sottolineato il segretario della Uil Luigi Angeletti.
Corriere della Sera


''Merkel e Sarkozy hanno fatto una vajassata''


''Merkel e Sarkozy hanno fatto una vajassata''

(25 ottobre 2011)
"Sembrano Gianni e Pinotto": così Alessandra Mussolini, ospite di Un giorno da pecora su Radio2, intervistata sul comportamento dei due leader, tedesco e francese, in conferenza stampa a Bruxelles. Tempo fa, lei stessa era stata definita "vajassa" dal ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna

Anzianità a 62 anni, donne e contributivo
tre carte sul tavolo della previdenza

Tutte le ipotesi al centro delle trattative nel governo sulla riforma delle pensioni. Rivisti i regimi di favore per telefonici e militari per reperire risorse da 500 milioni di ROBERTO PETRINI

ROMA - Bossi sbarra la strada, ma il problema delle pensioni - e il pressing della Ue - restano un'emergenza e la carta dell'ultima ora sembra tornare quella della riforma Maroni, con l'intento implicito di far convergere la Lega su un provvedimento firmato da un proprio ministro, che innalza e blocca l'età minima per l'anzianità a 62 anni più 35 di contributi fin dal 2012.

Ma di ipotesi, fino a tarda notte, ne sono uscite parecchie fino a surriscaldare i computer della Ragioneria generale e dell'Inps. In prima linea l'abolizione definitiva delle pensioni d'anzianità, seguita a ruota da una ulteriore stretta sull'età di pensionamento di vecchiaia delle donne del settore privato e dall'equiparazione dei due sistemi retributivo e contributivo. Senza contare che si lavora anche ad un intervento, da 500 milioni, per alcuni regimi di favore ancora in vita come quelli dei militari e dei telefonici.

La partita più grossa è quella delle pensioni di anzianità che potrebbero resistere ma in forma "ridotta". Prende corpo, in nottata, il ritorno alla legge Maroni, il cosiddetto "scalone" (abolito dal governo Prodi) in base al quale l'età pensionabile sale e si ferma a 62 anni più 35 di contributi (dunque "quota 97"). Un meccanismo, oggi previsto per il 2013, che sarebbe anticipato al 2012 per restare bloccato a questo livello. Non è escluso che la norma preveda che anche chi ha 40 di contributi - oggetto di un forte contrasto nel governo - debba sottostare ai limiti anagrafici.

Più severo, ma qui la Lega si oppone, il meccanismo di "quota 100" nel 2015. Secondo questo progetto in quell'anno si potrà andare in pensione solo con 65 anni di età anagrafica e 35 di contributi, abolendo di fatto l'anzianità. Per arrivarci - visto che nel 2012 la quota è 96 (ovvero 60 anni più 36 di contributi) - il percorso potrebbe prevedere un aumento di dodici mesi all'anno in modo da anticipare "quota 97" al 2012 e via via fino ai 65 anni più 35 anni di contributi. Resta, anche in questo caso, il nodo dei 40 anni di contributi, che oggi rappresentano una sorta di certificato per la libera uscita (anche prima dei 60 anni di età anagrafica), ma che potrebbero restare impigliati nella nuova gabbia e sottostare anch'essi all'età anagrafica. L'operazione potrebbe portare a risparmi di 1,7 miliardi l'anno.

L'altra ipotesi, più "soft", resta quella di lasciare invariata l'attuale "quota 96" e introdurre un meccanismo, originario della riforma Dini, in base al quale sarebbero previste penalizzazioni per chi lascia e premi per chi resta in base alla filosofia del sistema contributivo.

Sempre in campo l'idea dell'adeguamento dell'età di vecchiaia delle donne nel settore privato (adesso a 60 anni a fronte dei 65 anni degli uomini e dei 61 delle donne del pubblico che nel 2012 andranno direttamente a 65). E' previsto al momento un adeguamento molto "soft" tra il 2014 e il 2026 e si potrebbe decidere di accelerare: lo scalone a 65 anni nel 2012 per le donne del privato porterebbe secondo alcuni calcoli dei tecnici 3,5 miliardi di risparmi nel triennio 2013-2015.

la Repubblica

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