Stroncato da un malore mentre con il decespugliatore stava sistemando dei rovi per poter portare al pascolo il gregge di pecore e capre. La vittima è il 64enne Giovanni Colledani, di Pielungo, un'istituzione nelle montagne a cavallo tra Val d'Arzino e Val Cosa. Il suo allevamento era rimasto uno degli ultimi della zona e la sua era attività particolarmente apprezzata. Era una sorta di ultimo baluardo della vallata, un guardiano della montagna, quella fatta di sacrifici e di sudore, ma dell'impagabile sensazione di essere immerso nella natura. Attorno alle 12 l'uomo stava lavorando in un podere, nella zona di Fratta, assieme alla moglie Patrizia, originaria di Clauzetto. Improvvisamente si è accasciato al suolo. La consorte ha provato a rianimarlo, prima di precipitarsi in una zona coperta dal segnale del telefonino. Nel frattempo, allertati dalle grida di aiuto, sul posto sono accorsi anche il figlio Denis e un amico, che hanno un'azienda che si occupa di manutenzione boschiva. Nonostante l'arrivo tempestivo dell'ambulanza, non c'è stato nulla da fare per Colledani. Per riportare la salma in paese, sono stati mobilitati i volontari del Soccorso alpino di Maniago. La squadra, dopo aver recuperato il corpo dell'allevatore, l’ha portata all’obitorio, a disposizione dell'autorità giudiziaria. La scomparsa di Colledani ha destato cordoglio nella vallata, dove lascia anche la figlia Moira. La famiglia era stata colpita da un grave lutto alcuni anni fa: nel 1999, a soli 19 anni, morì la figlia Sonia. «Con la scomparsa di Giovanni se ne va un pezzo della nostra montagna - ha commentato il sindaco di Clauzetto, Giuliano Cescutti, storico e profondo conoscitore dell'antropologia locale -. Era una persona per bene. Attaccata al paese con le unghie. Per questo, la sua perdita è ancora più significativa e dolorosa».
Lorenzo Padovan per Il Gazzettino
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