La casta salva l'ex braccio destro di Tremonti indagato nell'inchiesta P4. Il governo tiene nonostante sette disobbedienti. Prima del voto, il premier aveva incitato i suoi a "essere coesi contro Stato di polizia". Polemiche sull'assenza del ministro dell'Economia
La votazione è arrivata al termine di una mattinata convulsa, iniziata alle 9.35 con una riunione delConsiglio dei ministri tenutasi a Palazzo Chigi, in cui Berlusconi ha incitato i suoi alla coesione al momento di esprimere il voto sull’arresto di Milanese. “Avanti col governo, no allo Stato di polizia, basta intercettazioni sui giornali e uniti contro le manette”: circa un’ora e mezza di incontro (iniziato alle 9.35 e finito alle 11.10), quindi, per ribadire quanto comunicato ieri dal premier al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e per dare il via libera all’approvazione del piano per le infrastrutture entro la prossima settimana.
Il Cavaliere, inoltre, durante il Cdm sarebbe tornato a parlare anche delle intercettazioni del casoLavitola-Tarantini e del loro ricatto ai suoi danni. “Contro di me è in atto una persecuzione da parte della solita magistratura politicizzata. Sembra di vivere in uno Stato di polizia” avrebbe detto il Cavaliere, prima che iniziasse la riunione. Berlusconi, inoltre, avrebbe anche criticato aspramente la pubblicazione degli ascolti telefonici: “Non è possibile assistere ad una cosa del genere – sarebbe il pensiero del capo del governo – in questo modo si stravolge il senso anche di conversazioni puramente scherzose”. A riunione finita, le parole di Giancarlo Galan hanno aggiunto benzina al fuoco dell’apprensione all’interno della maggioranza a pochi minuti dal voto. “Quando c’è il voto segreto può accadere di tutto perché scattano meccanismi mentali che nessuno è in grado di prevedere” ha detto il ministro della Cultura riferendosi a quanto accaduto per il caso di Alfonso Papa.
Sul piano puramente politico, invece, prima di entrare a Montecitorio Umberto Bossi ha seccamente smentito l’ipotesi dell’intesa che sarebbe stata trovata ieri con il presidente del Consiglio. Secondo alcune indiscrezioni, la Lega avrebbe votato contro l’arresto di Milanese – salvando di fatto l’esecutivo – in cambio di un passo indietro di Berlusconi a gennaio prossimo. Per il senatùr, tuttavia, “non esiste nessun accordo”.
Prima della votazione, tuttavia, non poca preoccupazione tra i banchi della maggioranza, con i rappresentanti del Pdl che, calcolatrici dei telefonini alla mano, hanno fatto e rifatto i conti per esser sicuri di evitare l’arresto a Milanese. Con il senno di poi, il motivo di tanta agitazione è chiaro: si è corso il rischio di non avere i numeri per salvare dalle manette l’ex braccio destro di Tremonti. Che la giornata fosse di fondamentale importanza per il governo, inoltre, era testimoniato da un altro particolare: nella tribuna stampa di Montecitorio, infatti, c’era la folla delle grandi occasioni, con Bruno Vespa ed Enrico Mentana.
Al momento delle dichiarazioni di voto, invece, nessuna sorpresa. Api, Idv, Pd, Udc e Fli favorevoli all’arresto del deputato; Lega e Pdl (Paniz:”C’è fumus persecutionis”) contrari. Poco prima del voto, nell’aula di Montecitorio è arrivato anche Silvio Berlusconi, che ha preferito non rilasciare nessuna dichiarazione ai giornalisti. Il premier ha salutato con grande affetto Umberto Bossi, arrivato poco prima di lui in aula. Presente anche il ministro degli Interni Roberto Maroni. Assenza rumorosa, invece, quella di Giulio Tremonti, in volo per Washington, dove prenderà parte alla riunione del Fondo monetario internazionale. Per alcuni parlamentari Pdl, la mancata partecipazione del ministro dell’Economia sarebbe stata “immorale”. Ben altri i termini scelti daDaniela Santanché: “E’ umanamente vergognoso che il ministro Tremonti oggi non fosse in aula. Nella vita, come in politica, bisogna essere uniti nella buona e nella cattiva sorte. Noi ci abbiamo messo la faccia in nome del garantismo e in difesa delle prerogative del Parlamento. Non abbiamo visto la sua ed è ingiustificabile”.
Alle 12.10 sono iniziate le procedure di voto. Il risultato dopo pochissimi minuti: 312 voti contro 305, la casta ha salvato anche Marco Milanese. Per soli 7 voti. Missione raggiunta per il Cavaliere, che ha sottolineato la sua soddisfazione: “Andiamo avanti, la maggioranza c’è, stiamo lavorando per il meglio”. Poi in conclave con Bossi: i sette franchi tiratori hanno rischiato di far saltare tutto.
Nessun commento:
Posta un commento