venerdì 16 settembre 2011

Lavitola, "ministro all'attuazione del programma", consiglia Berlusconi sul Lodo Alfano/AUDIO





Il lodo Alfano e i "fascisti" di Fini, Napolitano che non firma, la corsa alla prescrizione, il generale da promuovere e i soldi per L'Avanti... Ecco l'intercettazione integrale di una telefonata tra Berlusconi e Lavitola
(di Giuseppe Caporale)


Piccolo e grande documento sul potere, questa intercettazione tra il presidente Berlusconi e il suo personale consigliere Lavitola, a proposito di tutto e del nulla, ma specialmente istruttiva perché con il supporto audio-sensoriale, cioè facendo sentire le voci, restituisce a chi ascolta il senso definitivo di come all’interno del Palazzo gli affari di Stato sono vissute ormai al massimo livello come private, anzi privatissime faccende.
E subito colpisce la solitudine e lo stato di prostrazione del Presidente del Consiglio che a tal punto si auto-commisera da aprire un varco all’insistenza del suo subdolo (”Chi le vuol bene, le si stringe ancora di più”) interlocutore. Che senza averne alcun titolo maneggia questioni assai delicate tipo il lodo Alfano, suggerisce in proposito arronzate soluzioni di ordine costituzionale per poi passare alla politica con un linguaggio significaticamente brutale, “si rischia di scoppiare tutto”, “mica è scemo”, “sparano alla testa”, “è il primo che macellano”, e così via, in verità senza un reale costrutto.
Il Cavaliere pare abbastanza rassegnato e perfino distratto nella sua infelicità. Ma ciò che chiaramente sta a cuore a Lavitola è altro: nomine & quattrini, tanto per cambiare. Per questo ha bisogno di Berlusconi in persona e quindi, archiviate le esortazioni sul lodo e, passa alla sua lista della spesa. Un generale della Finanza da accontentare, con sottile e  larvata prospettiva minatoria (formidabile nel suo genere il passaggio su quelle “persone amiche-amiche-amiche che rischiamo di diventargli antipatici”), e poi chiede un intervento sui generosi finanziamenti all’editoria di partito, da decenni pietra miliare dello scialacquamento nazionale di quattrini pubblici.
Nella necessità di stringere, Lavitola offre un saggio delle sue male arti: “Se ci parla lei…”, “lo deve chiamare subito”, “un appuntamento a breve giro”, “posso contarci?”, “Marinella ha l’appunto”, “ci posso contare, Dottore?”. Il Dottore dice sì, sì, sì, sembra che parli dall’oltretomba, si capisce che non gli importa nulla né del generale Spaziante, né dell’editoria, perchè sta pensando solo a se stesso, ai suoi soldi, ai giudici “criminali” e ai “fascisti”, addirittura.
Grazioso nella sua intimità suona il congedo lavitoliano: “Un bacione, stia sù, mi raccomando, grazie a lei, stia sù, Dottore”. Ma quello resta giù, anche piuttosto rimba. Finito l’ascolto viene da pensare a quanta gente perbene il presidente Berlusconi avrebbe concesso il tempo e il consenso che il suo Valter gli ha così abilmente strappato.

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