domenica 18 settembre 2011

Margareth Madè: "Io sono bella"




COVER STORY



Margareth Maccarone è nata a Paternò il 22 giugno 1982. Margareth Madè è “nata” in Tunisia, sul set di Baarìa, tra le case e le piazze di Bagheria che Giuseppe Tornatore ha ricostruito in terra d’Africa. «È successo nei primi giorni. Non ho mai avuto un buon rapporto con Maccarone: sai, a scuola... Di Madè mi piace il suono. Margareth, invece, è il mio vero nome».
Margareth Madè più che alle favole, crede al destino. Lo dice sorseggiando un cocktail analcolico e acqua gassata. In jeans e canotta nera è elegante come stesse sfilando in passerella, cosa che ha fatto, e con successo, in quella che sta per diventare la sua vita precedente. Il 2 settembre Baarìa apre la Mostra del Cinema di Venezia e lei, “la protagonista”, farà il tappeto rosso con il suo regista Giuseppe Tornatore e Francesco Scianna, suo partner. Da sconosciuta a star, e in mezzo la cover di Max. Ma Margareth non si monta la testa, a un certo punto mi mostra una foto tessera, con lei in bianco e nero, i capelli raccolti, senza trucco, o meglio truccata da donna siciliana anni Quaranta: sembri Sophia Loren in La Ciociara, le dico. «No, sarebbe troppo. Poi odio questi paragoni», replica con piglio deciso.
Hai detto: «sul set guardavo sempre Giuseppe, lo studiavo. Io non sono un’attrice». E adesso? 
«Neppure. Magari tra 10-15 anni, dopo aver fatto tanti altri film. Però adesso so che questa è la mia strada, e sto cercando casa a Roma».
Cominciamo dal difficile: il momento più sofferto... 
«I provini: interminabili, ne ho fatti una decina in tre mesi. L’incontro con Giuseppe, la prova costumi, il trucco, il dialetto che tutti abbiamo dovuto imparare, perché il film l’abbiamo girato in presa diretta in dialetto stretto e antico, e poi l’abbiamo doppiato in un italiano sporcato dall’accento siciliano. Non capivo, ma continuavano a chiamarmi e ogni volta avevo una speranza in più. Scianna aveva già recitato, ma per me era la primissima volta. Io credo nel destino: Giuseppe è uno dei pochi che crede negli sconosciuti e offre loro un’occasione, un’opportunità. Ha creduto in me e spero di non averlo deluso».
Ti ha mai detto perché proprio tu? 
«Mai. So che cercava una donna d’altri tempi, con un viso antico. Con Giuseppe, i paragoni tra attrici non hanno senso: lui sa che cosa vuole da te e come ottenerlo. È esigente e rigoroso, ma anche comprensivo:dopo i primi giorni, mi sono sentita a casa, coccolata e viziata, e non sentivo più la fatica».
Ha voluto due sconoscuti come protagonisti e volti famosi come comprimari...
«Sono 200 attori con al massimo due scene, io recito con Angela Molina ed Enrico Lo Verso, straordinari e umilissimi. Prima di girare, con Giuseppe e Francesco siamo stati una settimana a Bagheria, per conoscerci e imparare il dialetto locale. Dovevamo entrare nella vita di una coppia di siciliani di 70-80 anni fa. Ricordo il signor Peppino, il vaccaro con cui siamo stati in campagna e che ci ha fatto veder nascere i vitellini. Ho imparato a governare le mucche, ma ho anche ricamato».
Un viaggio indietro nel tempo? 
«Cose lontanissime dalla mia generazione, che oggi non esistono più. Però io mi sento fuori posto, nel presente».
In che senso? 
«Sono cresciuta a Pachino, i miei genitori si erano separati e così ho vissuto con mia madre infermiera e mia nonna. Era una vita più vicina al passato. Mia nonna ricamava e a me piaceva fare punto croce: ho ripensato a lei per Mannina, ai racconti della sua giovinezza che non ho mai dimenticato, anche se ormai da 10 anni vivo a Milano».
Per lavoro? Hai fatto la modella... 
«Ho lasciato Pachino perché mi stava stretta. Ho studiato ragioneria, ma intanto lavoravo. Fare la modella mi ha permesso di viaggiare, ma l’ho sempre considerato uno scalino per arrivare al cinema, divoro film, soprattutto quelli dagli anni Trenta ai Sessanta: Billy Wilder, Marlene Dietrich, Bette Davis, Orson Welles, ma anche Ingmar Bergman. La sua autobiografia, La lanterna magica, è affascinante. E poi la Magnani, la Loren che dopo la violenza urla tutto il suo dolore in La ciociara. Il cinema è da sempre il mio sogno».
Eppure tv e Internet oggi sono più importanti, nell’immaginario di voi ventenni...
«Solo il cinema mi fa sognare. Io non sono una da Internet, tanto meno da Facebook. E poi i film sono terapeutici: mi suggeriscono come risolvere problemi che nella realtà mi sembrano giganteschi».
Sognatrice... Posso sapere se hai un compagno?
«Adesso no. L’intrusione nella mia privacy non mi fa paura: se recito e sono un personaggio pubblico, devo accettarlo. Degli uomini mi affascina la testa e l’esperienza di vita: ora inizio a pensare di poter avere un rapporto anche con i miei coetanei, ma prima no...».
Come ti senti, adesso? Hai fatto altri provini?
«Sì, ma non ne parlo. Finite le riprese, ero triste: dopo nove mesi di un’altra vita, è strano tornare a quella precedente. Non sei più la stessa persona».




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