Depositate in Cassazione le sottoscrizioni, ben 710mila in più rispetto a quanto richiesto dalla legge. E' il secondo miglior risultato della storia dopo quello del 1993. Il Comitato promotore: "Pienamente soddisfatti, miracolo popolare"
Oltre un milione e 210 mila firme: molte di più delle 500mila richieste dalla legge sono le sottoscrizioni raccolte tra i cittadini dal comitato referendario per l’abrogazione della legge elettorale che il politologo Giovanni Sartori definì “porcellum”, addolcendo quanto dichiarato dallo stesso relatore Roberto Calderoli, il quale ammise che si trattava di “una porcata”. ”E’ un messaggio dal valore civile prima ancora che politico, ora il referendum sia il grimaldello democratico per scardinare il sistema”, ha commentato il leader di Sel Nichi Vendola.
Le firme raccolte rappresentano un record, il secondo miglior risultato nella storia della Repubblica italiana dopo quello del 1993, quando, chiamati ancora ad esprimersi sul sistema elettorale, un milione e 370 mila cittadini chiesero il referendum.
Questa mattina alla Corte di Cassazione sono arrivati i pullman – decorati da palloncini rosa con il disegno di un maialino - carichi di 200 scatoloni contenenti le firme. Il Comitato referendario, che dovrà redigere il verbale al Palazzaccio romano, brinda al grande successo, e per i festeggiamenti è stata convocata anche una conferenza stampa a Montecitorio con i principali sostenitori dell’iniziativa: Arturo Parisi del Pd, il leader Idv Antonio di Pietro – che aveva pronosticato che il numero legale sarebbe stato ampiamente superato -, Mario Segni, che ha dichiarato: “si apre una nuova speranza di cambiamento”.
“E’ stato un lavoro corale, anche se sono stati i cittadini a travolgerci, correndo da noi per esprimere la loro rabbia e indignazione”, ha detto Parisi. Evidenzia che si è trattato di un “fenomeno unico per il tempo occorso per raccogliere le firme, due mesi, e anche in relazione alle scarse risorse umane e finanziarie a disposizione” Andrea Morrone, presidente del comitato, che parla addirittura di “miracolo popolare, un grande contributo da parte degli italiani alle istituzioni”. Poi guarda al futuro, e aggiunge: Entro il 10 dicembre la Corte deciderà. Poi ci sarà il vaglio della Corte Costituzionale. E se non ci saranno sorprese con lo scioglimento delle Camere anticipato, il referendum dovrebbe tenersi a primavera, tra il 15 aprile e maggio 2012″.
Esprime soddisfazione anche Di Pietro, secondo cui ora la priorità è una legge elettorale “che preveda la non candidabilità di persone condannate e sotto processo” e che “vieti il doppio incarico”. Per l’ex magistrato “ancora una volta i cittadini hanno anticipato la politica, come lo hanno fatto l’anno scorso con tre referendum che tutti gli altri partiti snobbavano ma il 95% degli elettorali ha fatto sapere che non voleva il nucleare e le leggi ad personam”. Poi il leader dell’Italia dei Valori annuncia anche che il suo partito la prossima settimana depositerà in Parlamento una legge di iniziativa popolare per l’abolizione delle Province. Mentre raccoglieva le firme per il referendum, l’Idv ha raccolto anche quelle per un testo di iniziativa popolare, sottoscritto – ha continuato Di Pietro – “da circa un centinaio di persone”.
Non è a Roma il leader di Sinistra, Ecologia e Libertà Nichi Vendola, che interviene facendo notare che l’esito della campagna dimostra che ” i cittadini vogliono contare, non intendono lasciare una delega in bianco ad una classe politica chiusa in Palazzo sempre più screditato”. Dopo aver definito l’attuale legge elettorale “una vergogna”, Vendola aggiunge: “Il referendum può diventare ora il grimaldello democratico per scardinare un sistema di potere che dimostra ogni giorno di più la propria insostenibilità. La democrazia nel nostro Paese – conclude Vendola – non può più essere umiliata come è successo finora”.
Ma sulla nuova legge elettorale parla anche un collega di partito di Calderoli, Federico Bricolo, presidente della Lega a palazzo Madama, che approfitta del momento per rilanciare la riforma dell’assetto istituzionale tanto cara al Carroccio. “Abbiamo di fronte a noi una grande sfida: quella di cambiare questo Paese attraverso le riforme istituzionali che come Governo e maggioranza intendiamo approvare entro questa legislatura. Questo vuol dire che lavoreremo non solo per ottenere la riduzione del numero dei parlamentari ma anche per la fine del bicameralismo perfetto e per la creazione del Senato federale in modo da poter avere un’azione di Governo più moderna e veloce”. Tutte riforme, aggiunge Bricolo, alle quali “collegheremo anche la nuova legge elettorale che dovrà essere costruita sul nuovo assetto dello Stato”.
Anche il segretario del Pdl Angelino Alfano si era dichiarato, nei giorni scorsi, disponibile a cambiare la legge. Parole che Parisi definisce però “paradossali”, visto che l’attuale legge di cui si chiede l’abrogazione fu fatta proprio dal governo Berlusconi.
Commenti positivi all’esito della raccolta di firme sono arrivati anche da altri esponenti del Partito democratico, che pure in un primo momento aveva accolto timidamente l’iniziativa. Il segretarioPierluigi Bersani però si è schermito, dicendo: “Non ci ho messo il cappello ma i banchetti per raccogliere le firme sì”. Il responsabile green economy del Pd Ermete Realacci parla di “risultato che indica con chiarezza la volontà dei cittadini italiani e che premia l’intelligenza di chi ha promosso questa campagna referendaria”. Il vicepresidente del Senato Vannino Chiti sottolinea che “ora il Parlamento ha una spinta in più per fare il suo dovere: approvare una nuova legge elettorale che ripristini un corretto rapporto tra candidati e cittadini, e poi tra eletti e cittadini, al tempo stesso mantenendo il nostro diritto di conoscere le alleanze di governo e decidere con il nostro voto le maggioranze”. Poi ricorda che il Pd ha già depositato una sua proposta in questo senso “che prevede un sistema maggioritario a doppio turno con una quota proporzionale. E’ un ottimo impianto su cui confrontarsi con le altre forze politiche”.
Esultanza viene espressa anche dal Partito Liberale, mentre il senatore Pd Stefano Ceccanti, membro della commissione Affari Cosituzionali, lancia un monito: “No al voto anticipato solo per usare il porcellum. Le Camere dovranno assumersi le loro responsabilità, evitando la fuga inaccettabile in uno scioglimento anticipato al solo fine di votare con l’attuale legge delegittimata”.
Il Fatto Quotidiano
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