A Torino il delitto della mano mozzata
La vittima è stata colpita più volte. Ferite anche alla testa
Il cadavere dell'uomo ucciso a Torino Ansa) |
LA RICOSTRUZIONE - L'omicidio è avvenuto sotto gli occhi di numerose persone che, attirate dalle grida di aiuto e di dolore della vittima, si sono affacciate al balcone di casa. Un testimone, in particolare, ha riferito che l'aggressore ha adoperato «una spada con una lunga lama ricurva». Secondo una prima ricostruzione del fatto, la vittima si è data alla fuga ma, dopo qualche decina di metri, ha incespicato ed è stata raggiunta: l'aggressore, a quel punto, ha colpito più volte. Poi si è allontanato con calma nella stessa direzione da cui era venuto. Sembra anche che fosse accompagnato da due donne che però non hanno preso parte all'aggressione (fonte Ansa).
Corriere della Sera
Massacrato a coltellate
Via Chivasso, ucciso dopo una
Massacrato a coltellate
orrore sul marciapiede
Via Chivasso, ucciso dopo una
lite davanti alla gente sui
balconi
MASSIMO NUMA
TORINO
Via Chivasso, civico 10, ore 21,15. Può capitare, qui a Borgo Aurora, di affacciarsi dalla finestra o dal balcone e di assistere in diretta a un delitto in stile Pulp Fiction. Ci sono due uomini che si picchiano, lato via Aosta, e poi si rincorrono nella strada stretta, ingombra di auto. Poi uno estrae una lama da 30 centimetri, un coltello da macellaio, e inizia a colpire; l’altro è già a terra, urla come una belva ferita, dai balconi altre urla, ma di orrore: «Lascialo, smettila, non lo uccidere».
Lo implorano, è inutile. Il macellaio non si ferma. Amputa una mano alla vittima. Recide nervi e tendini, seziona le ossa, con una serie di colpi assestati - dicono i testimoni inorriditi - con una certa calma, una certa precisione. La vittima si contorce sul marciapiede, tenta di sottrarsi al massacro. C’è un uomo che prova a bloccare l’assassino; ma l’assassino, senza una parola, con i vestiti pieni di sangue, gli punta la lama contro. L’uomo fugge in un portone. La lunga lama trafigge il volto, poi il macellaio la impugna saldamente, un attimo di pausa, sotto gli occhi di decine di persone, quindi con violenza colpisce in mezzo al cranio. È il colpo mortale. In totale una quindicina di ferite, profonde, in tutto il corpo. La mano mozzata è lì, in una pozza di sangue, mentre la vittima, agonizzante, si muove ancora, respira sempre più debolmente. Arrivano i carabinieri del 112 e i militari del reparto operativo Oltre Dora, con il maggiore Luigi Isacchini. Cercano di tamponare il sangue, bloccano con un laccio il braccio che ha subito l’amputazione.
Un poliziotto della Postale, fuori servizio, assiste alla scena e aiuta i colleghi a recuperare il coltello, abbandonato in un contenitore di rifiuti a poche decine di metri da via Chivasso. Molti testimoni denunciano i ritardi dei soccorsi; l’ambulanza sarebbe arrivata solo 20 minuti dopo le chiamate, rimaste impresse sui display dei telefonini. Resta l’immagine, negli occhi di chi ha visto tutto, dell’assassino che si allontana indisturbato, leggermente claudicante, verso via Aosta. Sullo sfondo della vicenda potrebbero esserci due donne, che gli inquirenti stanno cercando: avrebbero accompagnato il carnefice senza prendere parte all’aggressione. Quelli della Scientifica, sotto la luce dei fari, fanno i primi rilievi. Prelevano frammenti di derma sotto le unghie della mano mozzata, poi le impronte digitali.
La vittima è stata identificata soltanto in mattinata. Si tratta di Georghe Daniel Cimpoesu, 22 enne di origine romena, già noto alle forze dell'ordine per piccoli precedenti penali. Il giovane viveva a Torino senza fissa dimora. Si ipotizza che l'omicida sia un connazionale.
Patrizia Alessi, consigliere della Circoscrizione, è tra i testimoni dell'efferato omicidio: «Uno spettacolo atroce, sotto gli occhi dei bambini. No, non si può più vivere in un quartiere così. Ce ne andremo tutti, prima o poi, lottare non serve più».
Lo implorano, è inutile. Il macellaio non si ferma. Amputa una mano alla vittima. Recide nervi e tendini, seziona le ossa, con una serie di colpi assestati - dicono i testimoni inorriditi - con una certa calma, una certa precisione. La vittima si contorce sul marciapiede, tenta di sottrarsi al massacro. C’è un uomo che prova a bloccare l’assassino; ma l’assassino, senza una parola, con i vestiti pieni di sangue, gli punta la lama contro. L’uomo fugge in un portone. La lunga lama trafigge il volto, poi il macellaio la impugna saldamente, un attimo di pausa, sotto gli occhi di decine di persone, quindi con violenza colpisce in mezzo al cranio. È il colpo mortale. In totale una quindicina di ferite, profonde, in tutto il corpo. La mano mozzata è lì, in una pozza di sangue, mentre la vittima, agonizzante, si muove ancora, respira sempre più debolmente. Arrivano i carabinieri del 112 e i militari del reparto operativo Oltre Dora, con il maggiore Luigi Isacchini. Cercano di tamponare il sangue, bloccano con un laccio il braccio che ha subito l’amputazione.
Un poliziotto della Postale, fuori servizio, assiste alla scena e aiuta i colleghi a recuperare il coltello, abbandonato in un contenitore di rifiuti a poche decine di metri da via Chivasso. Molti testimoni denunciano i ritardi dei soccorsi; l’ambulanza sarebbe arrivata solo 20 minuti dopo le chiamate, rimaste impresse sui display dei telefonini. Resta l’immagine, negli occhi di chi ha visto tutto, dell’assassino che si allontana indisturbato, leggermente claudicante, verso via Aosta. Sullo sfondo della vicenda potrebbero esserci due donne, che gli inquirenti stanno cercando: avrebbero accompagnato il carnefice senza prendere parte all’aggressione. Quelli della Scientifica, sotto la luce dei fari, fanno i primi rilievi. Prelevano frammenti di derma sotto le unghie della mano mozzata, poi le impronte digitali.
La vittima è stata identificata soltanto in mattinata. Si tratta di Georghe Daniel Cimpoesu, 22 enne di origine romena, già noto alle forze dell'ordine per piccoli precedenti penali. Il giovane viveva a Torino senza fissa dimora. Si ipotizza che l'omicida sia un connazionale.
Patrizia Alessi, consigliere della Circoscrizione, è tra i testimoni dell'efferato omicidio: «Uno spettacolo atroce, sotto gli occhi dei bambini. No, non si può più vivere in un quartiere così. Ce ne andremo tutti, prima o poi, lottare non serve più».
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