sabato 3 settembre 2011

Monica Bellucci: "Il mio nudo? Un atto di generosità"




L'attrice promuove "Un été brulant" di Philippe Garrel, accolto malissimo alla proiezione stampa. E difende il film: "E' stata un'esperienza bellissima. E' una pellicola sulla difficoltà dei rapporti, ma anche sulle differenze sociali"


CLAUDIA MORGOGLIONE
Monica Bellucci sfida le critiche "Il mio nudo? Un atto di generosità"
VENEZIA - Un po' affaticata dall'afa e dai tanti impegni, castigata nel suo completo pantaloni e giacca, Monica Bellucci sbarca al Festival con un compito un po' ingrato: promuovere il film Un été brulant di Philippe Garrel (in concorso), dramma passionale tra un uomo e una donna, accolto male, con fischi e buu, alla proiezione stampa di ieri sera. E anche la sua recitazione, almeno a sentire i commenti durante la proiezione, non viene considerata all'altezza. Ma lei difende con forza la pellicola: "E' stata un'esperienza bellissima - racconta - il regista ha saputo creare una grande alchimia, una grande initimità, tra noi attori sul set".

E sulla tanto attesa scena di nudo integrale - molto casta, con lei sola in una posa alla Maya Desnuda - spiega che girarla non è stato poi così facile: "Ero in un momento di grande fragilità, avevo partorito solo da un mese e mezzo: da parte mia è stato un abbandonarmi, una forma di generorità. Ma quando faccio un film io scelgo di affidarmi al regista". Nel primo pomeriggio, dopo la conferenza stampa, l'attrice si concede di nuovo ai giornalisti, ospite del Lancia Café. Accanto a lei il coprotagonista del film, Louis Garrel.
LA GALLERIA FOTOGRAFICA





 "LA POLEMICA NON MI TURBA"

Monica, oggi lei è alla Mostra in contemporanea con suo marito Vincent Cassel, interprete di A Dangerous method...
"Siamo già stati insieme in altri festival con film differenti, per noi è routine. Prima ci siamo incontrati un attimo, per caso: per il resto siamo completamente separati".

Come giudica il suo personaggio nella pellicola di Garrel?
"E' una donna che vuole sempre essere adorata, come una bambina. Vuole solo una luce su di lei. Non a caso, di mestiere fa l'attrice".

E' una storia tragica tra un uomo e una donna, estrema.
"Nel film non c'è alcuna scena d'amore. Perché il regista sa trasmettere emozioni anche senza far vedere le classiche sequenze di passioni. Il tutto in un film sulla dificoltà dei rapporti, ma anche sulle differenze sociali. Temi molto cari a Garrel".

Il suo partner - Louis, figlio del regista - è molto più giovane di lei: una scelta precisa, da parte dell'autore?
"Philippe mi ha spiegato che a lui dell'età non importava, che voleva me e Louis. Io mi reputo davvero fortunata a essere un'attrice europea: perché in America una differenza d'età di questo genere sarebbe stata il tema del film".

Sullo schermo si parla anche molto di religiosità.
"Sono agnostica, non posso parlare di Dio perché non lo conosco. Ma posso parlare della preghiera: credo nella potenza della preghiera".

E si parla di politica, di rivoluzione, con personaggi di estrazione sociale diversa.
"Io non posso fare lotta politica direttamente, sono solo un'attrice. La mia lotta la faccio scegliendo certi tipi di film. Come questo".

Cosa si prova, lei che vive e lavora tanto all'estero, a essere un'icona nazionale?
"Sono un'italiana, all'estero rappresento l'Italia. Ho un rispetto totale per il nostro Paese. Il nostro è un cinema che amo: e poi questa è la mia terra, la mia cultura. Anche il mio amore per le buone maniere è italiano: e sarà sempre così".










68a Mostra del cinema di Venezia


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