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L'INDAGINE
Euro, dopo dieci anni di spesa
quanto ha pesato sulle nostre tasche
I risultati di una ricerca di Altroconsumo nel decennale della moneta unica. Il potere d'acquisto delle famiglie italiane si è ridotto perché l'inflazione è cresciuta più delle retribuzioni, ma il salasso non è stato generalizzato. I prezzi sono cresciuti in modo anomalo dove c'è stato spazio per la speculazione, mentre sono persino calati dove ci sono state le liberalizzazioni
ROMA - La sorpresa maggiore è forse nella conclusione, perché contrasta con una credenza molto diffusa tra gli italiani: non è vero che l'euro ha rappresentato un salasso per gli italiani. Per arrivare a questa affermazione finale, in occasione del decimo "compleanno" della moneta unica,l'associazione Altroconsumo 1 ha preso in esame la spesa che ogni cittadino deve affrontare oggi per usufruire di una serie di beni e servizi fondamentali - dall'energia alle telecomunicazioni, dai trasporti pubblici ai ristoranti - e l'ha confrontata con un'altra, identica ricerca che aveva svolto nel 2001. Ecco di seguito cosa è venuto fuori.
Italiani più poveri - Partendo dai dati macroeconomici, l'indagine "Dieci anni in Eurolandia" quantifica subito in una percentuale del 7% il calo del potere d'acquisto degli italiani. Il risultato è frutto del rapporto fra l'inflazione, cresciuta in dieci anni del 21%, e il reddito pro capite, il cui incremento è stato invece del 14%. La riduzione della capacità di spesa ha ovviamente modificato i comportamenti: negli alimentari, ad esempio, mentre i prezzi sono saliti in dieci anni del 25%, la spesa relativa è cresciuta solo del 13%, diventando quindi più selettiva. Al contrario, essendo cresciute le ore passate al cellulare e su internet, la spesa relativa è cresciuta del 30% mentre i prezzi per le tlc sono calati del 28%.
L'inflazione e la speculazione - Partendo dai dati dell'Istat, Altroconsumo rileva che la crescita dell'inflazione (ossia l'indicatore che calcola il costo della vita in base all'aumento dei prezzi al consumo) è stata in media del 2,3% annuo: i prezzi, dunque, in dieci anni sono cresciuti di quasi un quarto. Il percorso è stato abbastanza lineare con l'eccezione del biennio che ha preceduto la crisi globale quando, nel 2007-2008, sui generi alimentari e sull'energia si scaricarono i rincari improvvisi sui prezzi dei cereali e del petrolio. Effetti che la speculazione ha fatto diventare permanenti anche a crisi del grano conclusa. La prova è nel prezzo della farina, del pane e degli altri derivati dei cereali: cresciuto in linea con l'inflazione fino al 2007, ha poi fatto un balzo in avanti e non più risceso, chiudendo il decennio dell'euro con una crescita (+47%, + 33% per il solo pane) nettamente superiore rispetto all'inflazione.
Alimentari e beni primari - La speculazione su pane si nota anche di più guardando ai prezzi degli altri generi alimentari, il cui aumento è stato invece quasi in linea (+25,3%) con l'inflazione (+23%). A parte i beni come tabacchi e gli alcolici (+53%), dove la spesa è diventata più salata per tutti gli italiani è il settore dei beni "primari" come l'acqua (+53%) e il gas (+34%), dei carburanti (+35%) e dei servizi locali, a cominciare dai trasporti pubblici (+35%) e dalle tariffe per i rifiuti solidi urbani (+33%).
Trasporti e Rcauto - Sui trasporti in generale, l'indagine di Altroconsumo evidenzia come il settore, malgrado "pulluli di offerte low cost", sia uno di quelli dove i rincari sono stati più anormali: +147% per le navi, +61% per gli aerei, +46% sui treni e +34% per i taxi. Se si guarda al trasporto pubblico urbano, invece, l'entrata in vigore dei biglietti a 1,50 euro fa di Milano e Genova le città dei maggiori aumenti (+94%), considerato che nel 2001 la corsa costava 1.500 lire. In tutto ciò hanno inciso le vicende del petrolio, ma indubbiamente anche le speculazioni via via attuate all'ombra del barile.
Quanto ai premi Rcauto, i costi sono cresciuti a dismisura in città come Napoli (+122%) e Palermo (+77%), mentre a Roma è balzata del 136% in dieci anni la spesa per assicurare moto e motorini.
Il pregio delle liberalizzazioni - In alcuni settori "chiusi", come quello dei trasporti, la presenza di monopoli, oligopoli e "cartelli" più volte denunciati anche dalle autorità di controllo hanno pesato sui rincari e sui consumatori. Al contrario, dove il mercato è stato aperto con liberalizzazioni o ampliamento della rete distributiva, i prezzi sono andati giù: il caso più evidente riguarda i farmaci, scesi del 28% in 10 anni.
Bollette salate - I dati appena riportati mostrano come sia il comparto energetico ad aver subito di più i contraccolpi legati al petrolio ed al prezzo del barile. In mezzo ci sono situazioni geopolitiche complesse ed eventi straordinari, ma a pesare, sottolinea Altrconsumo, sono state anche le "inefficienze industriali legate alla raffinazione ed alla distribuzione. Dove l'andamento dei prezzi è stato in linea con l'inflazione, come nei settori della telecomunicazioni e dell'elettricità, il merito è stato in gran parte della maggiore concorrenza sul mercato dei gestori anche in seguito alle liberalizzazioni varate nel 2007.
I beni dai rincari minori - Dove la spesa è cresciuta meno rispetto a 10 anni fa, tlc a parte, è tutto il settore dell'abbigliamento e calzature (+17,9%), dell'arredamento (+20,5%), le spese per il tempo libero e la cultura (+10,9%) e soprattutto nel settore sanitario (+2,8%). Sopra la media dell'inflazione è stato, secondo Altrconsumo, l'aumento dei prezzi per l'istruzione (+26,5%) e per i servizi ricettivi e di ristorazione (+28,9%). In un focus particolare su alberghi, bar e ristoranti, l'indagine rileva che mentre il costo di una notte in hotel è salito dal 2001 solo del 17%, le consumazioni in bar e ristoranti nelle grandi città sono salite mediamente di 33 punti.
Caffè e pizza - I dati vanno anche contestualizzati. E' vero che il caffè, ad esempio, è aumentato del 35% a Roma e del 18,5% a Milano, ma è anche vero che Milano è passata così da 0,84 centesimi a un euro, mentre Roma da 0,63 a 0,85 centesimi di euro. Il maggiore incremento sulla pizza, invece, si è registrato a Bari (+45,2%), mentre il minore a Roma (+20,2%); oggi, però, secondo le rilevazioni di Altroconsumo, a Bari la pizza continua a costare la metà rispetto a Roma: 3 euro contro 6 euro.
Le conclusioni - "Non possiamo dire che il passaggio all'euro, dopo dieci anni di moneta unica, abbia rappresentato un salasso per i consumatori - è la conclusione di Altroconsumo - . Fatta eccezione per il biennio 2007-2008, l'inflazione, in fondo, è cresciuta in modo fisiologico". Tuttavia, sottolinea l'associazione, i "picchi nascosti" dietro l'andamento medio dei prezzi hanno "fortemente penalizzato i consumatori", a cominciare proprio da quei beni di prima necessità quali l'acqua, il gas, il canone Rai o i trasporti, "che hanno registrato aumenti generalizzati - e molto spesso non giustificati - per le tasche dei cittadini".
La Repubblica
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