lunedì 5 settembre 2011

Abatantuono: 'Io, la Lega, il film'. Gli applausi a Diego



"La paura degli stranieri produce voti. E così mentre la Borsa sprofonda, per i telegiornali il vero pericolo sono gli ambulanti". "La Padania? Se la si lascia passare, c'è spazio per qualsiasi follia". Parla il protagonista di 'Cose dell'altro mondo', la nuova pellicola-denuncia sul razzismo nel nord est


Diego AbatantuonoDiego AbatantuonoNella generosa arca di Diego tra mare e collina, il cibo è al centro della liturgia. "Prenda un pomodoro, viene dall'orto". Barattoli di minacciosi peperoncini: "Bomba pugliese", bidoni di pasta, mortadelle, vino, cani, bambini, mogli, zii e confusione. All'ombra di Morciano di Romagna, con le cicale esauste, gli ulivi, le pareti gialle, la barba imbiancata e un agosto che rispetta ruolo e tradizioni, i 56 anni di Abatantuono navigano verso Venezia. Il Festival ha invitato "Cose dell'altro mondo". Il film di Francesco Patierno con Valerio Mastandrea e Valentina Lodovini in cui si immagina una città del Nord, autoctona e tacitamente xenofoba, alle prese con l'improvvisa dipartita degli stranieri. Abatantuono è Mariso Golfetto, imprenditore e localistico predicatore tv che grida all'invasione dei barbari e invita i mediorientali a riprendere masserizie e cammelli e a far ritorno al luogo d'origine. Se comparando la stagione della "viuulenza" fai balenare la nèmesi interpretativa, Abatantuono reagisce. "Un attore è solo un soldato. Esegue e va in trincea, anche quando non è convinto". Rischio evitato, perché la terza opera di Patierno lo ha persuaso. "Sono molto contento del risultato. A patto che, una volta al Lido, non mi picchino".

Luca Zaia ha protestato. Veneti e leghisti sono arrabbiati. Sul Web circolano durezze assortite.
"Non più dell'uno per cento del totale, ho controllato. Un paradosso".

Perché?
"I campioni della pubblicità involontaria sono all'opera da settimane ma nessuno di loro ha visto un fotogramma".

Cosa si aspetta?
"Che piaccia, perché è una fiaba morale. Quando mi hanno proposto la parte ho chiesto se, oltre alla riflessione, volessimo anche far ridere".

Risposta?
"Consolante. I modelli di Patierno erano alti. "Signore e signori" e "Miracolo a Milano". Germi e De Sica. Il film di denuncia civile in senso stretto, le dico la verità, mi interessava relativamente". 



I veneti però l'hanno presa sul personale.
"Mi dispiace. "Cose dell'altro mondo" ha temi seri trattati in maniera grottesca che esulano dalle coordinate geografiche. Intolleranza e integrazione difficile non battono bandiere e Treviso è solo la metafora di un Nord egoista. Avremmo potuto girare anche in Piemonte".

Resta l'egoismo.
"Lamentarsi del fatto che il Nord Africa e Lampedusa siano vicini non somiglia a un lampo di genio".

Il suo personaggio ha qualcosa dell'ex sindaco trevigiano Gentilini?
"Quando Patierno mi disse: "Abbiamo preso spunto da..." lo fermai. Non amo l'imitazione. Prenda Corrado Guzzanti. E' il più grande in assoluto, ma non scimmiotta nessuno. Appoggia la sua comicità a un tipo umano. E' una cosa diversa. Ho contribuito, come sempre, a riscrivere alcune battute del copione".

La Lega di Bossi è stata una novità?
"Un leader in canottiera, in effetti, non l'avevamo ancora visto".

Perché i politici abbaiano allo straniero?
"E' l'espediente più semplice per mantenere il comando. La paura produce voti. Ieri vedevo il tg. Servizi sul caldo e strilli su Venezia invasa dai Vù cumprà. Mentre Gheddafi crolla, la Borsa sprofonda e l'uranio è diventato un condimento, gli ambulanti rappresentano una grave minaccia. Capisco, ci mancherebbe".

Ironico.
"Se accetti l'ipotesi della Padania, c'è spazio per tutti e i confini dell'immaginario si dilatano. Monete locali, scissioni comunali, il fai da te elevato a sistema. Io la libera Repubblica di Morciano, comunque, l'ho fondata quasi trent'anni fa. Credo che allo stato, non abbia protestato nessuno".

Torniamo in tema. La Chiesa fa abbastanza per i migranti?
"Non sono un politologo. So solo che in Italia le gerarchie ecclesiastiche non pagano le tasse e possono fare concorrenza a chiunque".

Duro.

"Ma no, si fa per ridere. E' terapeutico sa? Ad esempio, se un vignettista dovesse disegnare una gara di corsa tra nazioni, ritrarrebbe l'atleta italiano con un prete sulle spalle. Correre con quel peso sarebbe arduo per chiunque. In ogni caso, dia retta, l'Italia è un Paese meraviglioso".


Malcom Pagani



IL CASO

Applausi ad Abatantuono leghista
"No al marketing della polemica"

Piace "Cose dell'altro mondo" di Patierno, che aveva fatto infuriare alcuni esponenti del Carroccio: "Ma loro non rappresentano il Veneto, la miglior risposta è l'accoglienza avuta qui alla Mostra"

CLAUDIA MORGOGLIONE
Applausi ad Abatantuono leghista "No al marketing della polemica"
Valerio Mastandrea
e Diego Abatantuono
VENEZIA - Strano destino, qui al Lido: ogni anno c'è un film italiano che suscita polemiche politiche preventive. Giudicato, e affossato, prima ancora dell'uscita, a causa di suoi contenuti considerati in un modo o nell'altro inaccettabili. E' successo, lo scorso anno, conVallanzasca di Michele Placido. Accade ora con Cose dell'altro mondo di Francesco Patierno: storia di un imprenditore-telepredicatore veneto (un grande Diego Abatantuono) il cui desiderio di veder sparire gli immigrati viene misteriosamente esaudito. Risultato: critiche della Lega al solo apparire del trailer, con tanto diinterrogazione parlamentare.

IL TRAILER

La novità è che oggi la pellicola, di scena nella sezione Controcampo italiano, viene finalmente vista dal pubblico: sala piena, applausi al termine della proiezione. Fischi solo per Carlo Rossella, presidente della società distributrice: la berlusconiana Medusa. Forte del gradimento ottenuto dal film,  regista e cast - oltre ad Abatantuono, ci sono Valerio Mastandrea e Valentina Lodovini - si presentano rilassati e tranquilli, all'incontro con i cronisti: "Già dalle scorse settimane - spiega subito Patierno - avevamo deciso di non puntare al marketing della polemica. E poi l'accoglienza di questa mattina è stata significativa". Per un'opera "che non vuole essere ideologica, ma stimolare la riflessione. Porre delle domande assolutamente non politiche". Poi però una piccola risposta al mare di indignazione del Carroccio la dà: quando sottolinea che "i leghisti non rappresentano il Veneto, dovrebbero venire loro a vedere questo film".

Molto molto simile ai più pasdaran tra i seguaci del partito di Bossi è il protagonista della pellicola, Golfetto (Abatantuono): titolare della classica "fabbrichetta", moglie casalinga disperata, amante di prostituta di colore e autore di messaggi della serie "immigrati, tornate a casa vostra" dagli schermi di un'emittente locale. Il problema è che, dopo una sorta di tempesta, il suo desiderio viene esaudito, in tutta Italia: cameriere e badanti volatilizzate, così come operai, netturbini, camionisti. Una catastrofe. A cui assiste anche la figlia ribelle di lui (Valentina Lodovini), incinta di un immigrato, e il suo ex fidanzato, un poliziotto fuori di testa che ha il volto di Valerio Mastandrea.

Apprezzato dal pubblico, Cose dell'altro mondo ha diviso invece i critici: secondo alcuni, la seconda parte non è all'altezza della prima. Tutti, invece, concordano sulla brillantezza dell'interpretazione di Abatantuono: "Finora tanti hanno parlato del film - spiega - ma pochi sono gli esponenti politici che lo hanno effettivamente aggredito. E' chiaro che quando c'è un aggancio di questo genere, qualcuno che lo utilizza c'è sempre". Quanto al suo personaggio, "ho cercato soprattutto di umanizzarlo, sottolineando la solitudine sentimentale in cui si muove". Concetto, questo ripreso anche da Patierno: "La nostra è una pellicola sui sentimenti di queste tre persone".

Le altre due sono quelle interpretate da Lodovini e Mastandrea. Lei sottolinea l'ambiguità di questa giovane donna, "che parla di idealismo e società multirazziale, ma alla fine quando gli immigrati spariscono non è che si senta così male". L'attore romano, invece, fa un discorso più generale: "Il mio personaggio è il tipo più pericoloso che c'è: un poliziotto, un servitore dello Stato, carico di una grande disillusione. E che per questo si pone in antagonismo rispetto a ciò che ha davanti: pur di continuare a galleggiare in questo mare di indifferenza che è la nostra società". E sul film in generale dice: "E' un progetto di grande ambizione: guardare alla scomparsa degli immigrati da un punto di vista non produttivo, ma emotivo". Tipico di Mastandrea: sembra sempre quello più restio a parlare ma spesso, alla fine, è quello che dice le cose più vere.
CLAUDIA MORGOGLIONE

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