dal 13 al 16 agosto - Borgo Vecchio
Corteo in costume con centinaia di figuranti della città e delle comunità ospiti tra nobili, popolani, soldati e arcieri provenienti da tutto il Friuli e da fuori Regione che sfilano mentre vanno a rendere omaggio al conte di Spilimbergo. Nel corso della cerimonia avverrà il suggello della Macia, l’antica unità di misura della terra di Spilimbergo, che ha dato il nome alla manifestazione.
Crudele giovedì grasso
Crudel zobia grassa
Quest’anno si rievoca la crudele rivolta del Giovedì Grasso del 1511. A meno di cento anni dall'occupazione veneta della Patria del Friuli il malcontento dilagava fra la popolazione, causato dai pesanti privilegi esercitati da clero e nobiltà.
Antonio Savorgnan a Udine nel 1511 (Braidemate) |
Antefatti
Il malcontento in Friuli tra XV e XVI secolo
A meno di cento anni dall'occupazione veneta della Patria del Friuli il malcontento dilagava fra la popolazione, causato dai pesanti privilegi esercitati da clero e nobiltà; a peggiorare la situazione le famiglie nobili erano poi in costante guerra fra loro, il che causava un aumento delle tasse, devastazione del territorio e l'obbligo di prestare servizio militare per il proprio signore.
Il governo veneziano non aveva mai considerato il Friuli allo stesso rango degli altridomini di terra ma aveva interesse a mantenervi il suo predominio per tenere quanto più distanti da Venezia le armate turche e imperiali. Questo atteggiamento si rifletteva anche nelle scelte politiche della dominante, caratterizzate dalla mancanza di provvedimenti atti a migliorare la condizione della popolazione (principalmente rurale) sul piano sociale ed economico. Ciò acuì l'isolamento della regione (anche dal punto di vista culturale e linguistico) impedendo lo sviluppo di ogni forma evoluta di governo popolare (che le comunità rurali chiedevano sempre più frequentemente) e quindi portando all'esasperazione i rapporti feudali di tipo suddito (contadino) – signore (nobile) a cui i contadini friulani erano sottoposti da secoli. Rapporti quanto mai precari anche per il fatto che la nobiltà, privata del suo antico potere dal governo di Venezia, cercava di mantenere il suo status sociale sfruttando i pochi diritti rimasti e i servigi dovuti dai contadini.
Le prime sommosse popolari
I primi tumulti cominciarono a verificarsi già nel 1509 quando a Sterpo una folla di contadini armati prese possesso del castello, cacciò gli abitanti e lo diede alla fiamme. Era l'ultimo atto di uno scontro che si trascinava da tempo tra gli abitanti di Virco, Flambro e Sivigliano contro i nobili Colloredo, proprietari del castello, accusati di usurpare i pascoli e i boschi della comunità per il proprio tornaconto. Era stato l'evento che aveva destato maggiormente l'opinione pubblica poiché da diversi anni tutta la regione era scossa da liti e scaramucce mosse dai contadini verso i nobili, i loro famigli, bravi, armigeri o rappresentanti (scontri si verificarono a Spilimbergo, Maniago, Valvasone, Portogruaro,Colloredo, Tarcento). Nel 1510 un gruppo di nobili friulani di ritorno da Venezia dove erano stati a chiedere maggiori provvedimenti per arginare la situazione, venne intercettato e messo in fuga da un gruppo di contadini armati all'altezza di Zompicchia (agguato di Malazumpicchia).
Gli schieramenti alla vigilia del giovedì grasso 1511
I Savorgnan, famiglia della nobiltà udinese dichiaratamente filoveneziana, cavalcarono il malcontento inasprendo il conflitto sociale, allo scopo di approfittare della situazione per trarne vantaggi personali. La loro politica era basata su un sistema clientelare che li legava direttamente alla popolazione. Nelle loro giurisdizioni concedevano diritti ai contadini o confermavano come tali antiche usanze di sfruttamento dei terreni. In caso di cattivo raccolto aprivano i loro magazzini alla popolazione affamata, concedevano prestiti, ascoltavano il parere dei rappresentanti delle vicinie. Questo sistema di protezione era mirato a creare un vero e proprio clan, i cui appartenenti presero il nome di "zamberlani", che si riconoscevano nella figura carismatica di Antonio Savorgnan, talmente vicino ai dominatori veneti da essere nominato comandante generale delle cernide, le milizie armate contadine (che venivano richiamate in caso di guerra). A questa fazione si opponeva il partito degli "strumieri" cui aderì gran parte dell'antica nobiltà friulana che mal sopportava i tentativi della Serenissima di contenere i loro poteri; alla loro testa erano i membri della famiglia della Torre, nemici giurati dei Savorgnan già dal 1339. Gli strumieri ottennero l'appoggio dell'Impero Austriaco in chiave antiveneziana.
del Giovedì Grasso
Il giorno di giovedì grasso (27 febbraio 1511) Antonio Savorgnan inscenò un attacco imperiale a Udine (in realtà di trattava di soldati cividalesi comandati da Alvise da Porto, suo nipote), chiamando a raccolta la popolazione per la difesa della città. Nel mezzo del caos creato dal mancato attacco, i bravi dei Savorgnan aizzarono la popolazione in armi al saccheggio delle dimore cittadine dei della Torre cui seguirono, sull'onda della brama di bottino, quelle di tutta la nobiltà udinese (fatta eccezione per il palazzo dei Savorgnan, vero quartier generale della rivolta).
Molti membri delle famiglie della Torre, Colloredo, della Frattina, Soldonieri, Gorgo, Bertolini e altre furono trucidati, i loro cadaveri furono spogliati e abbandonati per le vie del centro, se non lasciati come pasto ai cani o trascinati nel fango e poi gettati in prossimità dei cimiteri. I rivoltosi indossarono poi gli abiti dei nobili inscenando una macabra mascherata e imitando i modi degli originari possessori incarnando di fatto lo spirito di “inversione delle parti” tipico del carnevale. I nobili che riuscirono a fuggire si ritirarono nei loro castelli o, al di là delTagliamento, nel Friuli Occidentale.
A questo punto si era concluso il piano di Antonio Savorgnan che, rimasto ufficialmente estraneo alle sommosse, aveva di fatto eliminato fisicamente gran parte dei nobili suoi avversari politici. Nel tentativo di evitare eventuali tradimenti fece assassinare due suoi uomini d'arme a conoscenza delle sue implicazioni e ne fece gettare i cadaveri, assieme a quello di una terza testimone, nel pozzo di San Giovanni.
Evoluzione dello scontro
Solo dopo alcuni giorni arrivò in città un contingente armato proveniente da Gradisca che riuscì a riportare l'ordine pubblico, ma non a interrompere la baldoria carnevalesca incentrata sullo scherno nei confronti dei nobili assassinati. Nel frattempo la scia di violenze si diffuse a macchia d’olio ai territori limitrofi di Udine e pian piano a tutta la regione. Gli abitanti dei villaggi, per lo più contadini, armati come per andare in battaglia assediarono i castelli abitati dalla nobiltà: furono presi con la forza quelli di Spilimbergo, Valvasone, Cusano, Salvarolo e Zoppola. Dell'assedio di quest'ultimo ci rimane testimonianza scritta: presero il castello 'brusandolo e deturpandolo dalla zima al fondo [...] in mezzo alla corte trasseno nuda madonna Beatrice de Freschi de Cucagna, con madonna Susanna decrepita sua madre [...] ed Madonna Lunarda Tana, vedova Alvise di Consorti [...] usando contro de lei mille rusticità et scherni' . Vennero distrutti i castelli di Zucco, Cergneu, Tarcento,Colloredo, Caporiacco, Pers, Mels, Brazzacco, Moruzzo, Fagagna, Villalta e Arcano. Saccheggi nei confronti delle dimore nobiliari si verificarono anche a Tolmezzo, Venzone, e Tricesimo. Gli stessi domini dei Savorgnan, Buia e Pinzano, si rivoltarono contro i loro signori, principali fautori della rivolta, e vennero sedati a fatica.
Le truppe degli 'strumieri' si riorganizzarono presso il castello di Giulio di Porcia, ottenendo il supporto degli uomini del provveditore veneziano di Pordenone, di alcuni sacilesi e di circa 800 abitanti della zona di Concordia Sagittaria. Lo scontro decisivo avvenne presso il fiume Cellina, dove la cavalleria (circa 70 cavalieri) e il miglior addestramento degli 'strumieri' ebbero la meglio, causando la rotta dei nemici.Quale monito, Giulio fece impiccare uno dei capi della rivolta presso il castello di Zoppola, obbligando i prigionieri ad assistere alla scena. Un documento dell'epoca che ne fornisce un resoconto 'donde habiandoli posti in fuga como castroni spaventati dal lupo [...] sarebbero stati tutti sterminati, se non fosse intervenuto il provveditore pordenonese, lamentando che alla Signoria non sarebbe piaciuto si facessero ragione da sè' .
Il 26 marzo dello stesso anno, un violento terremoto devastò Udine e l'intera regione causando diverse migliaia di vittime. In seguito gli stessi territori furono flagellati dalla peste: questi eventi tragici vennero interpretati dai contemporanei come il segno tangibile del giudizio divino.
Epilogo
Il governo di Venezia istituì un tribunale speciale che condannò a morte i maggiori esponenti della rivolta, senza però colpire il vero artefice, Antonio Savorgnan il quale, visto l'esito complessivamente negativo, decise paradossalmente di riparare tra le file degli imperiali che tanto aveva osteggiato, a Villaco, in territorio austriaco. La vendetta però non tardò ad arrivare poiché una congiura di strumieri organizzò il suo assassinio che avvenne il 27 marzo 1512 all'uscita del duomo di Villaco per mano dei nobili di Spilimbergo e di Colloredo. Il governo di Venezia confiscò i suoi beni nel1549 e distrusse il palazzo Savorgnan di Udine lasciando i ruderi come monito in quella che venne poi chiamata place de ruvine (ovvero "piazza della rovina" in lingua friulana, attuale piazza Venerio).
La morte del Savorgnan non pose però termine all'insieme di vendette e di ritorsioni innescate dai fatti del giovedì grasso che avevano oramai perduto la dimensione collettiva della rivolta e acquistato il carattere della faida e del regolamento di conti personale. L'ultimo duello legato a queste vicende si verificò nel 1567 tra un nobile d'Arcano e un nobile Savorgnan.
La grande massa dei contadini che aveva partecipato ai moti riprese il lavoro dei campi nelle stesse condizioni di prima, ma il governo della Serenissima decise di prevenire possibili nuove rivolte venendo parzialmente incontro alle richieste degli zamberlani e cioè istituendo l'organismo della Contadinanza, composto da rappresentanti dei contadini che potevano porre il veto alle proposte del Parlamento.
Wikipedia
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IL PROGRAMMA
64^ edizione
AGOSTO A SPILIMERGO
6-16 AGOSTO 2011
Per tutto il periodo in piazza Garibaldi chiosco enogastronomico
SABATO 6 AGOSTO
Scuola Mosaicisti del Friuli
Ore 10.00: Inaugurazione della Mostra di mosaico “Biciclette, paesaggi e volti nella storia del
Giro d’Italia”. Sarà presente Enzo Cainero, Presidente Comitato tappa del Giro d’Italia.
Cinema Teatro Miotto
Ore 10.30: VIII Convention annuale “Eccellenze Friulane nel mondo”. Conduce il giornalista
Bruno Pizzul.
piazza Garibaldi
Ore 17.00: partenza 4^ Cicloturistica Città del Mosaico e inaugurazione del percorso Ator par
Spilimberc 2. Un percorso di circa 20 km che toccherà le frazioni di Spilimbergo; sosta ristoro,
pastasciutta e premi finali.
Corso Roma
Tutto il giorno: Mercatino di Campagna Amica.
Piazza Duomo
Ore 20.00: concerto del FVG Gospel Choir. A cura del Circolo Culturale Spilimbergomusica.
DOMENICA 7 AGOSTO
Piazza Borgolucido
4° Raduno Vespe “Città del Mosaico”
Dalle ore 9.00 alle ore 10.00 Raggruppamento e iscrizioni
Ore 10.30 Partenza del giro vespistico di circa 60 km
Ore 13.30 Pranzo e premiazioni in piazza Garibaldi.
A cura del Vespa Club Spilimbergo. Per info: Giancarlo 328.7745554 oppure
vespaclubspilimbergo@yahoo.it
Incontro annuale dei Friulani nel mondo
Ore 10.00: in piazza Garibaldi apertura ufficiale della manifestazione.
Ore 11.00: S. Messa Solenne in Duomo officiale dall’Arcivescovo Mons. Pietro Brollo.
Ore 12.15: Interventi delle autorità in piazza Duomo
Ore 13.00: Pranzo sociale nel piazzale della Casa dello Studente
Piazza Duomo
Concerti di Chiusura corsi internazionali di perfezionamento musicale Ore 17.15: Orchestra Giovanile. Direttori Carlo Pirola e Fabrizio Fontanot.
Ore 19.30: Orchestra a fiati Spengengerg. Direttori: allievi del Corso di direzione.
Ore 21.15: Orchestra Sinfonica a fiati Alpe Adria. Direttore: Josè Rafael Pascual Vilaplana.
A cura dell’Istituto Musicale G.A. Fano.
MERCOLEDI’ 10 AGOSTO
Palazzo Tadea
Ore 20.45: presentazione del libro “L’uomo del Banco. L’ebreo Marsilio” a cura dell’Assoc.
Storico Culturale Ippolito Formentini.
Piazza Duomo
Ore 21.30: “Ricordando Peter”. Serata di beneficienza con la musica dei Caramel
Ore 23.00: nella notte di San Lorenzo, aspettando le stelle cadenti, “Brindisi sotto le stelle”
VENERDI’ 12 AGOSTO
Piazza Duomo
Ore 18.00: apertura Bivacco Storico.
Ore 20.30: “Un sidecar di risate”- monologhi comici di Franziskus Vendrame e Davide Dal
Fiume. In collaborazione con l’Ass. Culturale Il Caseificio e l’Ass. Culturale Il Circolo. Entrata
gratuita.
Ore 21.30: partenza della fiaccolata dei Borghi e arrivo in Piazza Duomo con accensione del
braciere.
DAL 13 AL 16 AGOSTO
Borgo Vecchio
RIEVOCAZIONE STORICA DELLA MACIA - 20^ edizione
Quest’anno si rievoca la crudele rivolta del Giovedì Grasso del 1511.
A meno di cento anni dall'occupazione veneta della Patria del Friuli il malcontento dilagava fra la
popolazione, causato dai pesanti privilegi esercitati da clero e nobiltà. Venezia spalleggiata da
Antonio Savorgnan sobillò il popolo a ribellarsi ai loro Signori. I primi tumulti cominciarono a
verificarsi già nel 1509 quando a Sterpo una folla di contadini armati prese possesso del castello,
cacciò gli abitanti e lo diede alla fiamme.
A seguito di tutto ciò i Savorgnan favorirono la nascita di due fazioni: "zamberlani, le milizie
armate contadine vicine ai dominatori veneti, comandate da Antonio Savorgnan. A questa fazione
si opponeva il partito degli "strumieri" cui aderì gran parte dell'antica nobiltà friulana che mal
sopportava i tentativi della Serenissima di contenere i loro poteri e che ottennero l'appoggio
dell'Impero Austriaco in chiave antiveneziana. Il giorno di giovedì grasso (27 febbraio 1511) Antonio Savorgnan inscenò un attacco imperiale a
Info: www.prospilimbergo.org
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