Libia, i ribelli conquistano il bunker
Gheddafi: «Combatterò fino alla fine»
Diretta tv
L'ATTACCO DECISIVO - L'assalto si è svolto dall'ingresso ovest. Una battaglia durissima. La Nato ha coperto l'avanzata delle milizie sul campo con bombardamenti a tappeto. Quando poi sono riusciti a varcare le mura di cinta, non hanno trovato molti nemici ad accoglierli. Il compound è collegato al mare con tunnel lunghi fino a 30 km. I ribelli si sono così addentrati nel dedalo di cunicoli, alcuni raggiungendo e saccheggiando l'arsenale.
LA CONFERENZA DI PARIGI - Francia e Stati Uniti «proseguiranno il loro sforzo militare» in Libia fino a che il leader libico Muammar Gheddafi «e il suo clan» non avranno deposto le armi: lo ha affermato il presidente francese Nicolas Sarkozy al termine di un colloquio telefonico con l'omologo statunitense Barack Obama, nel quale i due leader hanno espresso la loro soddisfazione per i «progressi decisivi» compiuti negli ultimi due giorni dalle milizie ribelli.
IL COLONNELLO- Proprio mentre è stato attaccato il suo (presunto) rifugio, Muammar Gheddafi è tornato a parlare. Raggiunto al telefono dal presidente della Federazione internazionale di scacchi, il russo Kirsan Ilyumzhinovha, ha spiegato di essere a Tripoli. E che «combatterò fino alla fine». Anche suo figlio Saif al-Islam, apparso nella notte a Bab al Aziza, ha confermato: «Mio padre è a Tripoli». Il 39enne secondogenito del colonnello, da sempre considerato «amico dell'occidente» per i suoi studi londinesi, si è mostrato ai giornalisti sorridente. «Tripoli è sotto il nostro controllo, stiamo vincendo noi. Spezzeremo la schiena ai ribelli».
L'ARRESTO - La sua apparizione è una sorpresa anche per il Consiglio nazionale di transizione che per tutto lunedì dichiarava di aver arrestato il secondogenito del Raìs. E il tribunale internazionale dell'Aja aveva già fatto richiesta di processarlo per crimini contro l'umanità. Eventualità che non preoccupa, almeno a suo dire, il «delfino di Gheddafi». Non è ancora chiaro se Saif sia stato arrestato e poi liberato da truppe lealiste. Come è già successo al fratello Mohammed. Insomma, nessuno della famiglia Gheddafi sembra volersi arrendere. A cominciare dal Colonnello. La domanda è sempre la stessa: dov'è? C'è chi dice sia scappato grazie a dei tunnel scavati negli anni sotto il bunker. E c'è chi crede sia già lontano. Ma tutti sono d'accordo su un punto: «Non si arrenderà». E lui fa sapere de essere ancora nella capitale. Lo conferma anche Mousa Ibrahim: «Voglio rassicurare tutti che il leader, i suoi figli e tutti gli esponenti più importanti continuano a essere al lavoro, sono impegnati a fornire servizi ai cittadini e combattono il nemico».
LA BATTAGLIA- E di conseguenza nemmeno le sue truppe. La battaglia a Tripoli e in alcune zone del Paese continua. Nonostante per tutta la notte la Nato abbia bombardato il compound e la città di Sirte, da dove lunedì notte sono partiti tre missili scud intercettato dai caccia dei caschi blu. E da dove sono partite truppe lealiste in direzione Tripoli. Gli insorti li hanno però bloccati. E dopo poche ore sono ricominciati gli spari nella capitale che conta due milioni di abitanti. Lunedì si sono verificati scontri per tutto il giorno. Tre i missili lanciati e intercettati verso Misurata. Molte le vittime, tra cui anche due bambini.
L'OSPEDALE - Proprio a causa dei numerosi feriti, l'ospedale di Tripoli lancia l'allarme: «Siamo al collasso». Un medico ha lanciato l'appello: « Chiedo a tutti i libici che possono di venire ad aiutarci - ha detto Fatih al Bousnina - sappiamo che ci sono molti pericoli in strada, le persone hanno paura, ma dobbiamo sacrificare qualcosa per far passare questo momento».
ARMI CHIMICHE- L'amministrazione statunitense e, in particolare il Pentagono, si dice preoccupata per la possibilità di depositi di amri chimiche. Proprio per questo,. non appena la situazione si sarà calmata, verranno mandati agenti speciali che con i ribelli andranno alla ricerca degli arsenali nel paese.
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