mercoledì 24 agosto 2011

I ribelli: «licenza di uccidere» Gheddafi E spunta taglia di 1,6 milioni di dollari


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SCONTRI NEL SUD DELLA CITTÀ, POTREBBE ESSERCI GHEDDAFI
Tripoli, forze lealiste al contrattacco
La «grazia» a chi cattura il Raìs
Cremlino esorta il leader: «Negoziare con i ribelli»
Pentagono: «Armi di distruzione di massa sono al sicuro»



Il bunker di Muammar Gheddafi a Tripoli, l'ultimo baluardo del regime, è sotto il controllo degli insorti. Da Londra, il ministro degli Esteri libico, Abdul Ati al-Obeidi, ha ammesso che il potere di Muammar Gheddafi è finito. I ribelli hanno annunciato che chiunque catturerà o ucciderà il Raìs sarà graziato. Il Consiglio Nazionale di Transizione (Cnt) libico ha offerto 1,6 milioni di dollari per la cattura di Gheddafi, vivo o morto. La somma (pari a due milioni di dinari libici) è stata stanziata da un gruppo di imprenditori e dallo stesso Cnt, che ha inoltre offerto la piena amnistia a qualunque collaboratore di Gheddafi che consegni il rais ai ribelli.
INCOGNITO - Da martedì notte la bandiera degli insorti sventola sulla fortezza del Raìs, ma di lui non c'è traccia. «Morte o vittoria contro l'aggressore», ha ripetuto il Colonnello in un messaggio audio trasmesso da una radio locale, invitando poi il suo popolo, in un secondo appello via audio, a «ripulire Tripoli dai traditori». «Ho passeggiato in incognito, senza che la gente mi vedesse, e ho notato giovani pronti a difendere la loro città», ha affermato anche il leader libico. Il Colonnello, secondo Mahmud Nacua, incaricato d'affari dell'Ambasciata libica a Londra, si starebbe nascondendo con alcuni collaboratori in una fattoria nei dintorni di Tripoli. La capitale intanto è ancora un campo di battaglia. Mercoledì mattina sono state udite diverse potenti esplosioni, almeno dieci, che hanno letteralmente scosso la zona orientale della città.
INFLUENZA - Dalla Russia il presidente russo Dmitri Medvedev ha esortato il leader libico latitante ad avviare negoziati con i ribelli. «A dispetto dei successi degli insorti» (e a differenza di molti altri leader della comunità internazionale), il numero uno del Cremlino si è detto convinto che il Raìs «ha ancora qualche influenza nel Paese». Intanto il Pentagono ha fatto sapere che i siti dove si trovano le armi di distruzione di massa sono stati posti «in sicurezza» in Libia. Un portavoce del Dipartimento della Difesa Usa, Dave Lapan, ha sottolineato invece come sia motivo di preoccupazione un arsenale di centinaia di lanciarazzi.
MISSILI - Colpi di armi pesanti sono stati sentiti provenire successivamente dalla zona dell'Hotel Rixos, l'albergo dei giornalisti -non lontano dal compound di Bab al Aziziya - dove da alcuni giorni sono bloccati diversi giornalisti. Le forze lealiste, che avrebbero lanciato la notte scorsa diversi missili Scud in direzione di Misurata, ora stanno bombardando il centro della capitale. Violenti scontri anche nella parte meridionale della città, nel sobborgo di al-Hadhba al-Khadra, dove secondo i ribelli potrebbe essersi nascosto il Raìs. Nel frattempo, le autorità anti-Gheddafi chiedono ai lavoratori di tornare immediatamente ai giacimenti petroliferi il cui controllo è stato hanno strappato alle forze di Gheddafi a inizio settimana. Secondo il loro portavoce, Ahmed Bani, il terminal di Ras Lanuf, che aveva una capacità di 195.000 barili al giorno, non ha riportato danni, e il terminal di Brega, più piccolo, ha subito danni solo ad una cisterna.
Giornalisti prigionieri in hotelGiornalisti prigionieri in hotel    Giornalisti prigionieri in hotel    Giornalisti prigionieri in hotel    Giornalisti prigionieri in hotel    Giornalisti prigionieri in hotel    Giornalisti prigionieri in hotel    
LIBERATI I GIORNALISTI - I giornalisti internazionali stanno lasciando l'hotel Rixos. Lo riporta con un messaggio su Twitter Matthew Chance, l'inviato della Cnn che era nell'albergo, confermando quanto riportato dall'emittente Al Arabiya che aveva annunciato il ritiro delle forze lealiste e l'inizio delle operazioni della Croce Rossa per evacuare i reporter che da cinque giorni erano trattenuti in ostaggio. Gli ultimi erano stati quattro giornalisti - tra cui l'inviato del New York Times - trasportati a forza nell'hotel Rixos di Tripoli, dove si trovavano almeno 35 reporter, secondo quanto pubblicato dal quotidiano britannico The Daily Telegraph. Il gruppo si era avvicinato all'hotel a bordo di un'automobile: gli uomini armati che presidiavano l'albergo, sparando colpi in aria, avevano costretto l'autista a scendere e a sdraiarsi per terra. In seguito i lealisti avevano trascinato i reporter nell'hotel. «La situazione è peggiorata nella notte», ha raccontato Matthew Price, inviato della Bbc intervenendo alla trasmissione «Today Programme». «Ci sono soldati che ci controllano e cecchini sul tetto. I nostri movimenti sono limitati e chiaramente non siamo in grado di uscire dall'edificio». Price ha riferito che un cameraman della televisione britannica Itn ha un mitragliatore Ak47 puntato addosso. Tutti i giornalisti, con indosso elmetto e giubbotto antiproiettile, si trovano al primo piano dell'albergo controllati a vista dalle forze lealiste.
Libia, scontri e speranzaLibia, scontri e speranza     Libia, scontri e speranza     Libia, scontri e speranza     Libia, scontri e speranza     Libia, scontri e speranza     Libia, scontri e speranza     
LA NATO - Un ufficiale della Nato ha dichiarato alla Cnn che le forze speciali hanno condotto nei giorni scorsi operazioni a Tripoli e in altre città per sostenere gli insorti. Alcune di queste unità, ha spiegato, hanno viaggiato insieme ai ribelli mentre avanzavano verso Tripoli. Tra i compiti delle forze speciali multinazionali, il supporto all'organizzazione delle truppe dei ribelli e al mantenimento delle comunicazioni. Le unità si sono occupate anche della raccolta di informazioni militari sugli obiettivi da colpire nei raid dell'Alleanza. Secondo l'ufficiale Nato, le unità del Qatar e della Francia hanno fornito anche armamenti agli insorti. La presenza di forze speciali britanniche e di ex uomini delle Sas è stata confermata dal Guardian anche se ufficialmente - scrive il giornale - la loro presenza è stata smentita. Le forze speciali stanno consigliando e addestrando i ribelli, riporta il giornale. Il Guardian aveva in passato riferito della presenza in Libia di ex soldati delle Sas assunti da società private e finanziati da una serie di entità tra cui il governo del Qatar. A questi ex militari si sarebbero successivamente aggiunti adesso militari delle Sas in servizio. I portavoce civili dell'Alleanza Atlantica non confermano l'informazione riportata dalla Cnn sulla presenza di forze speciali di Gran Bretagna, Francia, Giordania e Qatar sul terreno in Libia. Ma il colonnello canadese Roland Lavoie, portavoce dell'operazione Unified Protector, martedì in conferenza stampa ha affermato che la Nato «sa che alcune nazioni partner hanno una loro presenza sul terreno» aggiungendo però che l'Alleanza Atlantica in quanto tale «non ha e non avrà in futuro» sue forze di terra in Libia, sottolineando così la diversità di ruolo tra le forze dell'Alleanza ed i '"consiglieri militari" inviati dai singoli Paesi a titolo di contributo nazionale.
I FIGLI - E, mentre la figlia di Gheddafi Aisha lancia dalla tv lealista al Orouba un appello a tutti i libici a unirsi contro la Nato e l'ingerenza straniera, il figlio Saadi dichiara alla Cnn di volere «negoziare il cessate il fuoco, per evitare ulteriori spargimenti di sangue». «Ho l'autorità per negoziare», ha detto Saadi in uno scambio di e-mail con il giornalista, che ritiene il messaggio attendibile. Saadi starebbe tentando di entrare in contatto con autorità Usa e del fronte dei ribelli per negoziare.
LE VITTIME - Della presa di Tripoli si comincia, intanto, a fare un primo bilancio. Secondo una stima fornita da Mustafa Abdel Jalil, presidente del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), i combattimenti che infuriano da tre giorni nella capitale hanno provocato più di 400 morti e duemila feriti. Nel corso dei combattimenti, gli oppositori hanno catturato quasi 600 soldati fedeli a Gheddafi, ha aggiunto Jalil, precisando che la battaglia sarà portata a termine con l'arresto del Colonnello. Gli ospedali di Tripoli sono in grave emergenza e faticano a curare i feriti, ha dichiarato, sottolineando che alcuni di loro hanno bisogno di essere trasferiti. Nella capitale, la residenza della di Bab al Aziziya è ormai interamente nelle mani degli insorti, ma restano alcune sacche di resistenza in tre quartieri della città. «La battaglia non è finita, si completerà con l'arresto di Gheddafi», ha insistito. E «spero che Gheddafi sia catturato vivo, perchè possa essere processato e il mondo possa conoscere i suoi reati», ha aggiunto. «Trasformeremo la Libia in vulcani, lava e fiamme», è d'altra parte la minaccia lanciata nella notte dal portavoce del governo libico, Ibrahim Moussa, in un colloquio telefonico con le emittenti al-Rai e al-Oruba. Il portavoce ha affermato che il colonnello Muammar Gheddafi è in grado di resistere per mesi o anni agli insorti che hanno preso il controllo della maggior parte di Tripoli.
I ribelli nel bunker, Gheddafi non c'è. Festa a TripoliI ribelli nel bunker, Gheddafi non c'è. Festa a Tripoli    I ribelli nel bunker, Gheddafi non c'è. Festa a Tripoli    I ribelli nel bunker, Gheddafi non c'è. Festa a Tripoli    I ribelli nel bunker, Gheddafi non c'è. Festa a Tripoli    I ribelli nel bunker, Gheddafi non c'è. Festa a Tripoli    I ribelli nel bunker, Gheddafi non c'è. Festa a Tripoli    


Corriere della Sera

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