venerdì 9 dicembre 2011

Ici: “Paghi anche la Chiesa” Radicali: I convitti sono alberghi / VIDEO



Mario Staderini è riuscito a testimoniare con dei video come le strutture adibite a ospitare esclusivamente sacerdoti o studenti universitari funzionano come degli hotel e sono aperti a tutti. Nel 2005 l’Anci aveva stimato in più di 400 milioni di euro il mancato introito per queste esenzioni, cifra che, alla luce della rivalutazione del 60% degli estimi catastali, sfiora oggi i 700 milioni di euro

Far pagare alla Chiesa l’Ici sugli immobili che non sono utilizzati a fini di culto ma per attività economiche. Contro i privilegi del Vaticano scampati alla manovra lacrime e sangue di Mario Monti, si scaglia un numero sempre maggiore di forze politiche. E se i Radicali e alcuni deputati di Futuro e Libertà invocano un intervento, Gabriella Giammanco del Pdl ha compiuto un passo in più, proponendo direttamente al ministro Elsa Fornero l’introduzione dell’Ici vaticana. Anche il coordinatore del partito, Denis Verdini, si è detto d’accordo a rivedere i privilegi riconosciuti alle proprietà della Chiesa. Mentre Antonio di Pietro annuncia che presenterà “un emendamento per eliminare questa ingiustizia”, ha detto il leader dell’Idv. “Sarebbe giusto far pagare le tasse alla Chiesa per gli immobili che adopera non a scopo di culto, ma per fini commerciali”.

L’ipotesi di lasciare l’esenzione solo sui locali adibiti alle attività di culto, beneficenza e carità è condivisa anche dal leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini. “I locali che sono adibiti ad attività commerciali è giusto che siano tassati”. Come distinguerli e individuarli? I Radicali sono entrati in possesso dell’elenco dei beni di proprietà della Chiesa, scoprendo che i convitti riservati a ospitare sacerdoti in realtà sono dei veri e propri alberghi. Mario Staderini, segretario dei Radicali, è riuscito a testimoniare con alcuni video come queste strutture destinate a esclusivo utilizzo della Chiesa siano in realtà aperti a tutti: una camera può essere affittata anche per dei mesi. Infatti grazie alle norme attuali, un pensionato religioso che fa pagare una retta di 600 euro al mese ad uno studente per una camera oggi non paga l’Ici. Lo stesso dicasi per le case per ferie che si comportano di fatto come degli alberghi. Nel 2005 l’Anci aveva stimato in più di 400 milioni di euro il mancato introito per queste esenzioni, cifra che, alla luce della rivalutazione del 60% degli estimi catastali, sfiora oggi i 700 milioni di euro.

Inoltre si configura, secondo le testimonianze raccolte dai Radicali,una grande area di elusione, che si verifica ogni volta che quello stesso pensionato accoglie oltre agli studenti anche turisti e lavoratori, oppure quando una struttura riservata al clero affitta camere anche a privati. Solo a Roma il sindaco Gianni Alemanno ha recuperato in un anno oltre 10 milioni di euro di Ici non pagata grazie ad alcuni accertamenti effettuati.

La stampa cattolica sta difendendo le esenzioni scagliandosi in particolare contro il sitowww.vaticanopagatu.org e negando che la Chiesa goda di privilegi così diffusi “come si vuol far credere” in queste “campagne col trucco”, titola Famiglia Cristiana. Immediata (e ironica) la risposta dei gestori del sito: “Davvero una storica testata come Famiglia cristiana può pensare che gli italiani vogliono tagliare i privilegi vaticani a causa della campagna della nostra pagina facebook? Se 158 mila persone aderiscono alla nostra richiesta, cioè che anche il Vaticano paghi i sacrifici della manovra finanziaria, è perchè tanta gente vive tutti i giorni, nelle proprie città, gli infiniti favori e i privilegi di cui godono gli enti ecclesiastici. Piuttosto che pensare a noi, farebbero bene a prendere ad esempio dalla Chiesa ortodossa, che in Grecia ha detto di essere pronta a cedere parte del suo vasto patrimonio immobiliare per aiutare il paese a contrastare la grave crisi economica. Noi invece gli chiediamo solo di pagare le tasse”.

Anche il Radicale Staderini ha ribattuto a Famiglia Cristiana. “Ora che non sono solo i Radicali a chiedere l’abolizione dell’esenzione Ici per le attività commerciali degli enti ecclesiastici, dalla stampa cattolica tornano anatemi e fatwe dopo che questa estate mi avevano persino dato del massone”, commenta Staderini. “È inutile che il direttore di Avvenire e Famiglia Cristiana ripetano che vogliamo tagliare i fondi alle parrocchie o alla Caritas. Al contrario, chiediamo l’eliminazione dei privilegi fiscali garantiti alle strutture ecclesiastiche che fanno business, ad esempio nel settore turistico o ricettivo”.
Il Fatto Quotidiano

Palazzi, scuole, alberghi e ospedali
tutti gli immobili di "Vaticano spa"

Palazzi, scuole, alberghi e ospedali  tutti gli immobili di "Vaticano spa"Solo a Roma ci sono 23mila tra terreni e fabbricati. Cresce la protesta per l'esclusione delle proprietà ecclesiastiche dall'Ici. Che potrebbe fruttare fino a tre miliardi l'anno. Ieri una ventina di deputati del Pd ha presentato una proposta di legge per estendere la tassazione ai beni di oltre Tevere. Ma riscuotere è quasi impossibile di ETTORE LIVINI 


QUASI 160mila persone in fila su Facebook nel gruppo "Vaticano pagaci tu la manovra". Un fiume di messaggi (venti al minuto ieri sera) su Twitter alla voce Ici-Chiesa.

IL TESTO DELLA MANOVRA 1 / DOSSIER LE MISURE 2

La manovra Salva-Italia ha riaperto una ferita mai chiusa: quella delle esenzioni fiscali della Santa Sede Spa. Il loro valore reale è materia di discussione accademica: 3 miliardi l'anno dicono i Radicali (che nel mazzo infilano anche il miliardo dell'8 per mille). Poche centinaia di milioni  -  rispondono oltreTevere  -  meritatissimi da chi tra oratori, mense e servizi di assistenza finisce per tappare (gratis) i buchi del welfare pubblico.

Guida alla manovra, 24 pagine da sfogliare 3

Unica certezza: la Ue ha aperto un'indagine per aiuti di stato sulle leggi salva-Vaticano: l'esenzione-Ici per le realtà no profit (laiche e cattoliche) e lo sconto del 50% sull'Ires per associazioni di assistenza e beneficenza. Una norma utilizzata in qualche caso da suore e preti  -  sospetta la Ue  -  per far funzionare ospedali, scuole e hotel facendo concorrenza ai privati. Il capitolo più delicato, come testimonia il dibattito in rete, è quello dell'Ici-Imu. La stangata sulla casa costerà 11 miliardi agli italiani. E in molti chiedono che anche la Chiesa faccia la sua parte: ieri lo hanno fatto con una proposta di legge venti deputati Pd.

Vaticano Real Estate

Quanto vale il patrimonio immobiliare della Chiesa? Una stima reale non esiste. I beni del Vaticano sfuggono a qualsiasi radiografia catastale. L'Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (Apsa), l'ombrello ufficiale del mattone di Dio, ha a bilancio beni per soli 50 milioni, ma si tratta di valori storici inattuali. In realtà ogni congregazione è un piccolo impero immobiliare a sé, in costante metamorfosi: solo a Roma, per dare un'idea, ci sono circa 10mila testamenti l'anno a favore del clero.

Secondo il Gruppo Re, una società che gestisce immobili per gli enti ecclesiastici, il 20% del real estate italiano fa capo in un modo o nell'altro a realtà religiose. Le stime di settore parlano di qualcosa come 115mila immobili, quasi 9mila scuole e oltre 4mila tra ospedali e centri sanitari. A Roma sotto il cappello del Santa Sede ci sono 23mila tra terreni e fabbricati, 20 case di riposo, 18 istituti di ricovero, 6 ospizi. Solo il patrimonio di Propaganda Fide  -  finita nell'occhio del ciclone per la gestione disinvolta dei suoi appartamenti  -  vale qualcosa come 9 miliardi.

Un impero (quasi) esentasse
Le attività commerciali svolte da enti e realtà riconducibili alla Chiesa  -  l'ha ribadito ieri "L'Avvenire"  -  "sono tenute a pagare l'Ici e lo fanno. E chi non lo fa merita di essere sanzionato". Vero? Purtroppo è difficile dirlo. Perché la legge al riguardo è ambigua. Il Governo Berlusconi nel 2005 aveva esentato dall'imposta tutti gli immobili di enti no-profit senza distinzioni sul loro utilizzo. La minaccia di un'indagine Ue aveva convinto l'esecutivo Prodi a limitare il beneficio agli edifici "che non hanno esclusivamente natura commerciale". Il problema è l'avverbio.

Nessuno, nemmeno quei mangiapreti dei Radicali, pretende che oratori e parrocchie paghino l'Ici. Nel mirino c'è l'immensa zona grigia in cui si trovano migliaia di altri beni della Santa Sede. Palazzi e ville trasformati in alberghi. Scuole private e ospedali che fan concorrenza a prezzi salatissimi con il pubblico. Oratori diventati palestre Vip. Oppure le 214 case per ferie censite sul sito di Roma Turismo, punta dell'iceberg di quel business del turismo religioso che nella capitale  -  come lamenta Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma  -  muove 10mila posti letto e 700 milioni di giro d'affari l'anno. Senza il fastidio dell'Ici.

La guerra in tribunale

Di casi come questi ce ne sono a migliaia in tutta Italia. La Cassazione ha obbligato l'Alma Mater, la clinica delle Suore infermiere dell'Addolorata di La Spezia, a pagare 38.327 euro di Ici perché lavorava a fine di lucro con pazienti privati. "In Provincia abbiamo un centinaio di situazioni di questo genere", racconta Paola Michelini, assessore al bilancio della città ligure. Cagliari ha spedito a decine di enti religiosi cartelle esattoriali ("tutte oltre i 50mila euro", dicono all'ufficio tributi) secondo un criterio semplice: nessuna richiesta alla scuola privata che accoglie i bimbi a rischio del tribunale dei minorenni.

Avvisi di riscossione invece a realtà come l'istituto Infanzia Lieta, dove si pagano fior di rette in concorrenza con la scuola pubblica o alla Casa della Studentessa delle Figlie di San Giuseppe, "130 camere usate d'inverno per le figlie delle famiglie più ricche e d'estate per i turisti". Le cartelle finiscono di solito in tribunale. E l'equivoco sulla natura "non esclusivamente commerciale" ha portato a una giurisprudenza confusa sull'argomento.

La posta in ballo
Quanto vale l'Ici (o l'Imu) non pagata sugli edifici della Chiesa? Anche qui dipende dall'avverbio. L'ufficio studi dell'Anci ha stimato qualche anno fa un gettito potenziale di 400-700 milioni di euro. L'Associazione ricerca e sviluppo sociale (Ares) si è spinta fino ai 2,2 miliardi.

Luca Antonini, presidente della Commissione attuazione del federalismo fiscale, è più prudente. "Un'elaborazione del Tesoro fatta incrociando le dichiarazioni degli enti non commerciali con Irap e Iva, stima un gettito Imu di 70-80 milioni dal patrimonio ecclesiastico davvero "commerciale"". Il discrimine è il solito: l'"esclusivamente". Propaganda Fide e Apsa sono il secondo e terzo contribuente tra gli enti non commerciali a Roma, per carità. Ma solo un po' di attività d'indagine del Comune della capitale sull'effettivo utilizzo degli edifici ecclesiastici ha portato dal 2005 ad oggi al recupero di 9,3 milioni di tasse.
la Repubblica

 

 

 

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